Oscar Mancini ricorda Mario Maoloni alla CGIL di Vicenza a metà degli anni ’70

Oscar Mancini ricorda Mario Maoloni alla CGIL di Vicenza a metà degli anni ’70

Ospitiamo un contributo di Oscar Mancini, già segretario della CGIL vicentina, che ricorda il dirigente sindacale e poi dirigente di banca e infine dirigente del Comune di Pesaro, Mario Maoloni, scomparso il 17 luglio scorso.

La scomparsa di Mario Maoloni, coordinatore della segreteria della Camera del Lavoro di Vicenza dalla fine del 1975 al 1976 , mi addolora. Ci lascia un compagno coraggioso dal carattere forte, intransigente e generoso. Molti e diversi sono stati gli incarichi assunti durante la sua vita ma non dimenticò mai la sua appartenenza politica e culturale.
Con lui ho condiviso un tratto della nostra comune militanza nella Cgil negli anni della grande avanzata del movimento operaio. Lo avevo conosciuto nel 1970 quando aveva assunto il ruolo di segretario della Camera del Lavoro di Fano. Conservo gelosamente una foto che ci ritrae insieme al direttivo nazionale della Filtea. Mario apparteneva a quella generazione di giovani compagni che dopo l’autunno caldo del 1969 aveva portato nuovi stimoli nella Camera del Lavoro di Pesaro allora diretta dal compagno Elmo Del Bianco.
Nell’estate del 1969, dopo una dura vertenza sindacale partita dal basso che si concluse con il licenziamento del mio amico Piero Gasperoni dall’Alfa Gru di Novafeltria, entrai, suo tramite, in una relazione fraterna con Gigi Agostini, Mario Maoloni ed altri giovani promettenti compagni la cui vicenda sindacale li porterà, dopo uno scontro politico dentro la Camera del Lavoro di Pesaro, a condividere anche con me una esperienza di direzione sindacale nel Veneto, terra nella quale io ero già approdato fin dal 1972 proveniente dalla Camera del Lavoro di Rimini.

Galeotto fu un corso di formazione sindacale residenziale organizzato dalla Camera del Lavoro di Vicenza nel settembre del 1975: Mario vi aveva partecipato in qualità di formatore perché fin dall’anno prima era approdato alla prestigiosa scuola sindacale di Ariccia dove operavano compagni del calibro di Claudio Pontacolone, Angelo di Gioia, Aris Accornero, Angelo Bolaffi, Salvatore Bonadonna, Michele Magno, Lucia Morosini.
Colpiti dalle sue doti di formatore gli chiedemmo subito la disponibilità di trasferirsi a Vicenza perché avvertivamo la necessità di avere una più solida direzione della Camera del Lavoro dopo l’uscita di Gildo Palmieri verso il Regionale.

Racconta Mario nella sua testimonianza pubblicata nei Quaderni del Centenario della Camera del Lavoro di Vicenza:
“Giorni dopo seppi che una delegazione di compagni di Vicenza aveva contattato Rinaldo Scheda” della segreteria nazionale della Cgil. “Questi mi chiamò poco dopo per dirmi che non aveva nulla in contrario al mio trasferimento a Vicenza, e chiese la mia disponibilità. Dissi a Scheda che ero un compagno della Cgil, e se il Segretario responsabile dell’organizzazione riteneva utile la mia presenza a Vicenza mi mettevo a disposizione”. Qui emerge subito un tratto della sua personalità e dello spirito di quei tempi: se l’organizzazione chiama il militante è a disposizione.
“Di lì a qualche giorno – prosegue Mario – mi trasferii perciò a Vicenza. Rividi Oscar Mancini, che avevo già conosciuto quando operava alla Cgil di Rimini e faceva parte del Direttivo nazionale della Filtea. Il segretario della Cgil vicentina era Angelo Cresco, un compagno socialista. Mi appoggiai a casa di Mancini che si era perfettamente integrato nella situazione vicentina e che faceva una vita molto organizzata (…) . Non ricordo di aver mai né pranzato né cenato a casa di Oscar, perché sia l’ampiezza della provincia che soprattutto la voglia di discutere e stare coi compagni mi portavano a restare fuori fino a tardi e a rincasare solo per dormire”.
Ecco un altro tratto delle sue caratteristiche, quello di una militanza totalizzante, peraltro propria di molti quadri della Cgil Vicentina plasmata da dirigenti di grande valore quali Romano Carotti, Gildo Palmieri e Neno Coldagelli che ci avevano trasmesso il senso di una dedizione assoluta alla causa in quella provincia “bianca” con qualche sprazzo di “rosso”.
Tuttavia il giudizio di Mario sulla nostra azione è severo, forse molto influenzato dai suoi difficili rapporti con la Fiom che egli considera “subalterni” in questo fortemente spalleggiato da Egidio Pasetto. Così descrive quegli anni:
“Si tenevano allora molte riunioni dei Consigli di Zona ed anche degli organismi unitari, ma non decollò una politica unitaria del sindacato capace di leggere criticamente gli avvenimenti e soprattutto capace di definire un’autonoma strategia di classe non subalterna alle scelte del governo e del padronato. Dentro questo quadro credo che debba essere letto lo scontro che la Camera del Lavoro ebbe (meglio aprì) in quel periodo con la FLM. Se ricordo bene, i termini della questione erano che dietro la questione dell’unità dei metalmeccanici in realtà si celava una profonda sfiducia nella direzione della Cgil, sia nazionale che locale. Se questo si fosse tradotto in una critica severa alla politica del sindacato sarebbe stato solo un bene ed una opportunità positiva; in realtà quella polemica che nelle sedi istituzionali si vestiva di un sofisticato linguaggio politico, in pratica si traduceva in accordi sindacali aziendali o di zona che non avevano nessuna capacità di contrastare e condizionare le scelte padronali ma al contrario le assecondavano se non acceleravano. (..) Su quello scontro furono coinvolti i compagni della Camera del Lavoro ed anche i dirigenti comunisti della FLM come Dante Perin segretario della Fiom e Bortolo Carlotto. Da Roma arrivò varie volte Angelo Airoldi, ma di fatto non accadde nulla. La china fu percorsa con velocità crescente. Alle elezioni politiche del 1976 Cresco venne eletto deputato, e per qualche mese ressi la Camera del Lavoro di Vicenza come coordinatore. Ero convinto, e a buona ragione, che a Vicenza c’erano tanti compagni più capaci di me e molto più inseriti in quella realtà che avrebbero potuto svolgere bene il ruolo di Segretario della Cgil. Così tornai alla Cgil nelle Marche, mentre Segretario provinciale della Cgil vicentina venne poco tempo dopo eletto Mario Falisi“.
Ma questa è un’altra storia. In queste ore tristi in cui si affollano nella mia memoria tanti ricordi mi piace ricordare Mario compagno generoso, amico sincero che alla causa dei lavoratori ha dato parte importante della propria vita con una intransigenza morale e in qualche momento finanche giacobina.
Ciao Mario, che la terra ti sia lieve.

firmato: Oscar Mancini

Nella foto di copertina Mario Maoloni, classe 1944, deceduto nel 2024 a Pesaro

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