“Porto in quest’aula anche la voce di 50 amministrazioni e delle categorie agricole per combattere la siccità: l’ipotesi di trattenere e regolare l’acqua dolce nel serbatoio del Vanoi è una scelta strategica. Strategica perché, lungo il suo percorso, il fiume Brenta presenta ampie zone a rischio idraulico, dal Comune di Valbrenta a Piove di Sacco e fino al mare. Questo è un problema innegabile e che una nuova diga possa migliorare questa criticità idraulica appare chiaro”.
Sono le parole di Giuseppe Pan (Intergruppo Lega – Liga Veneta) a margine del suo intervento in aula sulla mozione relativa al serbatoio del Vanoi.
“I cambiamenti climatici lo richiedono: è conclamato, e lo vediamo ripetersi ormai ogni 2-3 anni, che le piogge ci siano o non ci siano, o siano tali da metterci sott’acqua – prosegue il consigliere – C’è un’importante area agricola, dalla Pedemontana fino a Padova, che resta viva perché c’è un sistema irriguo che fornisce acqua alle colture agrarie. E parlando dell’utilizzo potabile: trattenere acqua dolce e rilasciarla gradualmente avrà degli enormi benefici per la falda del Brenta, che, ricordo, rappresenta il serbatoio da cui alimentiamo ormai tutta la rete acquedottistica veneta, compresi i territori di Vicenza e Padova inquinati da Pfas. Il 2022 è stato un monito: pozzi prosciugati, agricoltura in ginocchio, Padova con problemi sanitari per l’assenza di acqua nei canali interni. Il bacino del Vanoi è un’opera strategica, necessaria, e darà risposte a tutte queste problematiche”.
“L’opera è prevista da anni – continua Pan – inserita nel Piano della Commissione Interministeriale De Marchi (1970), ne è stato redatto uno Studio di fattibilità con finanziamento regionale (1986), approvato sia da parte della Regione del Veneto che da parte del Magistrato alle Acque ministeriale. Nel bando nazionale FSC 2014-2020, Bando di selezione progettazione integrata strategica di rilevanza nazionale, il Ministero delle Politiche Agricole ha finanziato il progetto definitivo dell’opera (decreto del 21 luglio 2022). Il Consorzio di bonifica Brenta ha dato prontamente seguito ad una gara europea per l’aggiudicazione del Servizio di progettazione, vinta da un raggruppamento di Professionisti costituito da autorevoli società di ingegneria. Il servizio è stato contrattualizzato in data 26 aprile 2023 ed è in corso di svolgimento. Nella fase iniziale della progettazione è prevista la stesura del Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DOCFAP), completata a giugno 2024”.
“A seguito del DOCFAP è previsto (obbligatoria per legge) il Dibattito Pubblico, coordinato da un funzionario nominato dal Ministero delle Infrastrutture – fa presente il consigliere – La fase preliminare del dibattito pubblico è stata avviata ai primi di luglio 2024, inviando una lettera a tutte le istituzioni e chiedendo di segnalare l’intenzione di partecipare. Dopo questa fase iniziale, il dibattito pubblico vero e proprio inizierà nei prossimi mesi e avrà tempi dettati dalla normativa, rispettosi dei criteri di democrazia partecipativa. Chi sostiene che non ci sia stato dialogo, quindi, sbaglia, perché è proprio questo il momento, previsto dalla legge, per dialogare. Ma bisogna farlo con numeri concreti, con valutazioni tecniche preliminari svolte e con un minimo di coscienza sul tema del dibattito. Al termine, si procederà con il completamento del progetto definitivo (a seguito del nuovo codice appalti, Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica)”.
“Si ricorda che per realizzare un’opera del genere è necessario un progetto esecutivo – evidenzia Pan – che non è previsto dall’attuale finanziamento ministeriale e che comunque un’opera del genere è sottoposta, per legge, agli stringenti pareri di appositi organismi del Servizio Dighe del Ministero Infrastrutture”.
“L’opposizione solleva il famoso terrore del dam-break, una valutazione che si fa su tutte le dighe – aggiunge Pan – Ricordo che la diga del Corlo, citata nella discussione, dà acqua alla nostra pianura al massimo per una ventina di giorni, nel periodo tra luglio e agosto. E’ stata costruita nel 1954. Quindi, se non erro, ha quasi settanta anni e non si è mai rotta. Tutte le dighe sono state costruite in quel periodo, perché dopo il Vajont in questo Paese non si è più costruita una diga, non si è più costruito un invaso. Ci sono – lo dico agli amici di Trento e altoatesini – in Val d’Ultimo, cinque dighe fino a Lago Verde, che contengono milioni di metri cubi di acqua che se si rompesse quella sopra, a 2.700 metri, arriverebbe a inondare e a spazzare via Verona. I veronesi, quindi, dovrebbero opporsi e far svuotare tutte quelle dighe, che servono a tenere in sicurezza l’Adige, a dare energia elettrica e, guarda caso, a creare anche turismo, perché un lago di montagna, come tanti laghi di montagna, ha fatto la fortuna di tanti paesi. Quindi, dico agli amici bellunesi e agli amici trentini, agli abitanti delle cosiddette “alte terre”, che queste dighe sono super controllate, sono super sicure, e adesso su questo progetto la sfida è la questione della sicurezza geologica”.
“Ovviamente i tecnici daranno un loro parere – conclude Giuseppe Pan – Il presidente Zaia nell’ultimo incontro sulla cassa di espansione di Breganze, ci ha detto chiaramente che i tecnici devono esprimersi, perché queste paure non devono più esserci. È ora che finiamo di avere queste paure del progresso. Sono cambiate, in settanta anni, tutte le tecnologie. Andate a vedere cosa fanno in Cina, cosa fanno in Egitto, in Spagna in Grecia.
Se pensate di risolvere nei prossimi decenni i cambiamenti climatici, irreversibili, il problema dell’approvvigionamento idrico per le nostre popolazioni, senza gli invasi, siete fuori dal tempo”.
(fonte: ARV)