«Nella tarda serata di ieri (25 luglio 2023, ndr) abbiamo appreso che, attraverso il decreto del Presidente della Provincia Autonoma di Trento n. 41 datato 24 luglio 2023, è stato richiesto l’abbattimento di due esemplari di lupo in Lessinia, l’Altopiano tra Veneto e Trentino. La richiesta, per quanto possiamo evincere dal decreto, appare avallata dal parere positivo di ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ed è la prima di questo tipo mai approvata in Italia». Così l’incipit di una nota di “Io non ho paura del lupo”, associazione che opera per la difesa e lo studio del grande predatore tornato a popolare aree delle Alpi e degli Appennini dove si era in gran parte estinto all’inizio del ‘900 per opera dell’uomo.
«La richiesta di prelievo . continua la nota dell’associazione – , in seguito ai numerosi episodi di predazione avvenuti nella specifica area di Malga Boldera e all’interno del recinto anti-lupo, è stata formulata ai sensi della L.P. n. 9/2018 per l’abbattimento “del numero massimo di 2 esemplari di lupo del branco gravitante nell’area di Malga Boldera, per prevenire danni gravi all’allevamento, con contestuale perdita per il comparto dell’economia di montagna e conseguente riflesso negativo sui servizi ecosistemici connessi all’attuale assetto silvo pastorale”».
Gli esperti dell’associazione spiegano che questo vasto recinto di circa 64 ettari è stato messo in opera nel 2018 e per cinque anni ha consentito alla società di allevatori che lo utilizza di custodire in sicurezza gli animali, rivelandosi una soluzione efficace contro le predazioni da lupo. L’associazione nel corso degli anni ha spesso citato questo recinto come un primo esempio virtuoso di prevenzione in un contesto difficile come quello dell’Altopiano della Lessinia, dove ancora oggi, a 11 anni dal ritorno del lupo, gli animali vengono principalmente gestiti allo stato brado e senza protezioni, «un tipo di allevamento incompatibile con la presenza dei predatori».
E spiega ulteriormente la nota di “Io non ho paura del lupo”: «Questo recinto, nonostante i recenti episodi, è stato un importante punto di partenza di come potrebbe essere gestito in sicurezza il pascolo in Lessinia in quanto la prevenzione realizzata utilizzando soltanto reti e fili elettrificati non è una soluzione infallibile o immune da possibili problemi e la sua efficacia può essere incrementata utilizzando congiuntamente altri elementi come la presenza dell’uomo, dei cani da guardiania e il ricovero notturno degli animali più giovani in aree sicure».
«Ad oggi le predazioni all’interno di questo recinto rimangono dei casi eccezionali e l’efficacia dei mezzi di prevenzione non può essere messa in discussione. Lo dimostrano le esperienze di quegli allevatori virtuosi, sicuramente pochi e spesso “additati negativamente”, che in Lessinia da anni proteggono con successo i propri animali d’allevamento con reti, cani e presenza umana e che periodicamente aumentano in numero, seppur lentamente».
DUE I MOTIVI PRINCIPALI PER CUI NON HA SENSO ABBATTERE IL LUPO
«In merito al caso di Malga Boldera e alla richiesta di abbattimento di due esemplari di lupo – affermano – la nostra Associazione esprime il proprio disappunto per differenti ragioni».
«In prima istanza riscontriamo con dispiacere la mancanza di ulteriori iniziative non-letali volte alla dissuasione dei lupi come l’inserimento di cani da guardiania all’interno del recinto (e non di certo la “bonifica” dell’area recintata con cani da guardiania condotti dal personale forestale o la presenza di asini), la valutazione di interventi dissuasivi con proiettili di gomma e più in generale la valutazione di ulteriori azioni non letali volte a scoraggiare l’ingresso nel recinto in un contesto come quello della Lessinia, dove migliaia di bovini da oltre 11 anni pascolano quasi sempre incustoditi nonostante la presenza del lupo».
Rimangono inoltre poco chiari nel decreto alcuni aspetti fondamentali in quanto non viene specificato quali lupi debbano essere abbattuti (adulti? cuccioli? dominanti o altri esemplari?) e se la deroga tenga conto del fatto che il branco è attualmente impegnato nella crescita dei cuccioli di circa due mesi di età e che è ipotizzabile che questo tipo di intervento, se messo in atto, possa porre fine all’intero branco storico della Lessinia che dalle ultime osservazioni di queste settimane, compiute anche dai volontari dell’associazione, risulta composto da 3 lupi adulti e almeno 3 cuccioli nati a maggio 2023».
UN PRECEDENTE PERICOLOSO
«Attraverso il parere positivo conferito si rischia inoltre di creare un pericoloso precedente che potrebbe esporre a rischio di abbattimento tutti quei lupi che nel nostro Paese accedono ad un recinto, di qualunque natura, ed andrebbe valutata con più attenzione, anche nel merito dell’effettivo funzionamento del recinto nei primi episodi di predazione, a ulteriore supporto dell’eccezionalità dell’accaduto. Ci riserviamo di esprimere ulteriori considerazioni dopo aver visionato i documenti e il parere di ISPRA che abbiamo richiesto nella giornata di oggi (26 luglio 2023, ndr)».
L’ABBATTIMENTO NON E’ TABU’: MA PRIMA “GESTIRE” IL LUPO
«Rispetto al tema degli abbattimenti come Associazione – concludono – vogliamo specificare infine che oggi per noi questi non sono un tabù, ma che essi non possono essere attuati come singolo strumento “gestionale” e senza specificità per proteggere animali d’allevamento là dove non sono state messe in atto tutte le strategie anti-predatorie e dissuasivi possibili, ma come “azione ultima” all’interno di strutturate iniziative di coesistenza, conservazione e gestione. Ribadiamo inoltre che questo tipo di interventi non possono essere applicati senza tenere conto della strutturazione dei branchi e del numero di esemplari che li compongono, del periodo riproduttivo e della crescita dei cuccioli, nonché delle specificità rispetto agli esemplari da abbattere».
PIU’ PREVENZIONE
«Concludendo, ogni azione gestionale futura deve anteporre a tutto l’utilizzo dei mezzi di prevenzione che, nonostante i normali problemi di percorso, rimangono ad oggi la soluzione più efficace per la coesistenza futura con i grandi predatori».