Vicenza, 8 gennaio 2021 – Riportiamo di seguito un intervento di Antonio Marco Dalla Pozza, già assessore comunale del Partito Democratico con il sindaco Achille Variati.
L’abbiamo pescato sui socialnetwork e ci sembrava sprecato lasciarlo lì. E’ sicuramente un contributo al dibattito politico per il futuro della città di Vicenza. Un contributo positivo anche se polemico nei confronti dell’attuale sindaco Francesco Rucco.
Dalla Pozza i temi che riguardano la mobilità e la progettazione legata alla TAV a Vicenza li conosce bene. In tema di piste ciclabili Vicenza è cresciuta molto sotto il suo assessorato: solo per fare un esempio.
Che l’intervento preluda ad un ritorno alla politica attiva di Antonio Marco? Erano almeno un paio d’anni che non lo si sentiva così agguerrito. Leggiamo.
La nota di Antonio Marco Dalla Pozza
PENELOPE RUCCO, IL TUNNEL E LE MUTANDE (no, non sarò breve)
Penelope Rucco disfa di notte (quella inaugurata con la sua amministrazione), ciò che di giorno è stato fatto, vittima oramai della sindrome della clessidra.
Già, perché la metà del mandato è passata, e non si vedono all’orizzonte grandi idee su cui fare la campagna elettorale del 2023.
Quindi, quale idea migliore, in mancanza di altre, se non sfasciare qualsiasi cosa profumi di passato (a parte le idee littorie di qualche suo collega di Giunta)?
Quel che si è fatto sinora, infatti, è stato soprattutto intervenire (poco, per fortuna, e male) sui progetti della scorsa amministrazione: Parco della Pace, mobilità sostenibile, eliminazione del passaggio a livello di Anconetta (a proposito, ma che siano passati i famosi “dieci giorni” per vedere il progetto?), e via discorrendo.
La maggior parte delle idee è sostituito da un generico “faremo”, e le risorse “le troveremo”.
Nel frattempo, la variante alla SP46 arranca (eh, ma se vengono a scoprire le cose solo leggendo i giornali…), ci sono progetti del Bando Periferie, già finanziati, che devono ancora vedere la luce (fatalità tutti riguardanti la ciclabilità, segno indubbio della “grande” attenzione verso il tema) ed altri che sono in ritardo stratosferico (e niente alibi: anche noi, appena arrivati, dovemmo andare a trovare quattrini in Regione per la bonifica dall’amianto di ex Zambon, PP6 e PP7, senza tanto lamentarci di chi era venuto prima di noi, che non sapeva nemmeno a quale piano di Palazzo degli Uffici stesse il Settore Ambiente…), i progetti del Bando Mobilità ancora nei cassetti, la progettazione del prolungamento di via Aldo Moro è scomparsa letteralmente dai radar, e mi fermo qui solo per non rendere il post sgradevolmente lungo (ma ci torneremo, eh).
Preannunciato da battutine qua e là che ormai giungono da un buon mesetto (per far crescere l’effetto “attesa”), oggi vien fuori il coniglio dal cilindro.
Buttiamo via il sottopasso pedonale della stazione (inserito nel progetto approvato dal CIPE), e facciamo un bel sottopasso stradale!
Ah sì, scemi noi a non averci pensato.
Al di là della considerazione su dove fosse l’attuale Sindaco finché il Consiglio comunale discuteva in commissione ed in Sala Bernarda sul progetto AC/AV, e mica poco eh, giusto un paio d’anni (spoiler: il consigliere Rucco normalmente c’era i primi venti/quaranta minuti, a seconda di quando arrivassero le telecamere di TvA, e giusto in tempo per fare la prima roboante dichiarazione ai microfoni dell’Aula, e poi spariva, evidentemente ritenendo – legittimamente forse, per carità, dal suo punto di vista – che il tempo impiegato per adempiere alle proprie funzioni di rappresentante eletto dei cittadini fosse meno importante di quello speso per altre occupazioni), e sul perché queste idee non le abbia mai proposte nelle sedi opportune, veniamo ad una breve (…si, lo so, ma non vogliatemene, son fatto così…) analisi del perché la soluzione del sottopasso stradale venne scartata nei (lunghi) colloqui ed incontri tra RFI e tecnici del Comune (cito i tecnici, anche se ero presente a tutti questi incontri, solo per sottolineare come il mio stile sia sempre stato quello di far prevalere le opinioni tecniche, dopo che la politica aveva dato i suoi indirizzi, così come previsto dalle leggi italiane e dal rispetto verso chi ha ed aveva maggiori competenze su temi specifici come questi).
1) I sottopassi stradali non vengono scavati da una talpa, che di notte lavora sottoterra, lasciando che in superficie le auto continuino a circolare e poi un bel giorno rompe i diaframmi, li asfalta, e le auto riprendono a circolare. Eh no: per fare un lavoretto di quel genere serve qualche mese (eufemismo), un po’ di fortuna (avete presente cosa venne bombardato a Vicenza più dell’aeroporto? Sì, avete vinto: la stazione ferroviaria), un po’ di culo (sì, lo so, l’ho già detto, ma non siamo lontani dal fiume e un po’ di falda probabilmente la si trova), e tanta, tanta pazienza.
Soprattutto quella degli automobilisti, abituati a percorrere Viale Milano e Viale Venezia quali parti vitali di quella che è, nei fatti, la tangenziale interna di Vicenza, che verrebbe interdetta per mesi (si fa per dire).
Quindi, mi raccomando, tutti pronti ad andare su Viale Fusinato, via Rossi, Via Vaccari, cavalcavia Ferretto de Ferreti e Viale Verona, per andare da Viale Mazzini a Viale Risorgimento.
Per mesi, nella migliore delle ipotesi, per anni nella peggiore.
A meno che…perché a questo punto non riaprire al traffico automobilistico Corso Palladio? Dai, si tratterebbe solo di qualche mese!
2) C’è una “piccola” interferenza tra Viale Milano e Viale Venezia, e non è una rotatoria: si chiama viale Roma.
E cosa avrà mai questo Viale di così difficile? Nulla (a parte il nome un tempo indigesto ai Celtici Padani, oggi convertiti al più patriottico dei nazionalismi), se non fosse il terminale di quasi tutto il trasporto pubblico locale di Vicenza (e quindi entrerebbe un po’ in conflitto con l’idea dell’attuale amministrazione di togliere gli autobus da Piazza Castello, se non vogliamo dire che gli autobus devono tutti fermarsi fuori dalla cinta non duecentesca, ma cinquecentesca delle mura cittadine).
Ma oltre ad essere terminale dell’attuale tpl, è anche asse del futuro tpl, ovvero della linea di filobus (altra piccola precisazione per i disattenti: il filobus senza fili, con le stazioni di ricarica “flash”, non è un’invenzione di questa amministrazione. Sta nel progetto approvato dal Consiglio comunale di Vicenza, e per chi avesse qualche dubbio c’è sempre la possibilità di leggersi le carte o di ravanare tra i miei vecchi post).
Dunque, se scavo un buco davanti alla stazione, dove faccio passare il filobus? Ma soprattutto, come lo ricollego alla viabilità che riemerge dal tunnel (eh sì, servono anche le pendenze, dato che quella galleria deve avere delle altezze)?
Faccio passare la viabilità di viale Roma in mezzo a Campo Marzo?
E’ forse questa l’idea innovativa sul grande parco di cui il Sindaco continua a parlare? Piccolo problema: è un Parco monumentale, vincolato.
Forse qualcuno non lo ricorderà, ma eliminare sette pini marittimi sbilenchi davanti alla stazione, per rifare completamente l’assetto di quell’indecoroso piazzale, non fu esattamente una passeggiata di salute.
Quindi altro piccolo problema, perché il progetto della linea filobus sarebbe già da rifare, a questo punto, e con essa tutta la trafila autorizzativa.
A meno che…non è che la strategia sia proprio quella di rinunciare al filobus?
3) Oh che bello passeggiare lungo Campo Marzo, ed affacciarsi su una voragine di una decina di metri…
Eh sì, perché bisogna abituarsi a questa immagine, e cioè che se cammineremo lungo Viale Venezia, a fianco dell’attuale corsia preferenziale, o in Viale Milano, all’altezza dell’attuale attraversamento pedonale davanti alle biglietterie di SVT, cammineremo costeggiando le rampe del sottopasso stradale…
Davvero una bellezza, ed un arricchimento paesaggistico notevole.
4) L’ho tenuto per ultimo, perché altrimenti suona sempre come l’alibi: i schei. (Già me li sento, i commentatori furbi, far la voce grossa: “e chissenefrega dei soldi, se non ce li danno, allora blocchiamo l’Alta Velocità!” Seeeeee, RFI sta a aspettà voi…).
Il piano economico finanziario di massima dei costi per le opere complementari è già approvato, ed è pure lievitato rispetto a quello iniziale, per le molte prescrizioni accolte. Visti i chiari di luna del bilancio dello Stato, qualcuno pensa davvero che la differenza di costo tra un sottopasso stradale ed un sottopasso pedonale sia un tema irrilevante?
Certo, percentualmente magari pesano poco, ma l’obiettivo di contenere i costi per la collettività dovrebbe essere anche degli apparati locali dello Stato, ovvero i Comuni.
Ci sarebbero altre considerazioni da fare, ma rischia di diventare un trattato, anziché un post.
Quindi, in sintesi: ricominciamo daccapo con l’iter autorizzativo di filobus e opere stradali complementari, rimettiamoci a progettare strade e tpl (qui non è una modifica, è proprio un nuovo progetto, che probabilmente impatterebbe pure con gli innesti della nuova viabilità in arrivo da viale Fusinato e dall’Arsenale/Viale Verona e l’uscita dei parcheggi della stazione), facciamo nuovamente aprire il borsellino ad RFI, ed incrociamo le dita, augurando “buona attesa” a pedoni, ciclisti ed automobilisti, oltre che ad una città.
Riassumendo: sicuri che, per la voglia di mettere il proprio marchietto su un vestito confezionato da altri, non si rischi alla fine di andare in giro in mutande?
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