Vicenza, 27 gennaio 2022 – Giovedì 27 gennaio al mattino (ore 11) in piazza Matteotti, davanti all’arco che porta verso il teatro Olimpico di Vicenza, si è svolta la cerimonia per il giorno della Shoà. Hanno parlato tra gli altri il Sindaco e il Prefetto alla presenza delle autorità civili e militari. Il dottor Enrico Richetti è stato scelto come rappresentante a Vicenza della comunità ebraica di Verona. Ed è stato invitato a pronunziare un discorso. Noi di Lineanews.it riportiamo di seguito la versione che lo stesso Enrico Richetti ha pubblicato sui socialnetwork.
L’INTERVENTO DI ENRICO RICHETTI PER IL GIORNO DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2022
«Il 27 gennaio è stato proclamato “giorno della Memoria”, perché in quel giorno, nel 1945, l’Armata rossa ha liberato il campo di sterminio di Auschwitz e il mondo ha scoperto l’inimmaginabile.
In Israele, invece, lo yom haShoà, il giorno della Shoà, è il 27 del mese di Nissan il primo mese di primavera, dodici giorni dopo il plenilunio che segna l’inizio della Pasqua ebraica.
Questo, perché il 27 di Nissan del 1943 è iniziata la rivolta del ghetto di Varsavia.
27 gennaio, 27 di Nissan, due monumenti costruiti nel tempo in ricordo delle vittime.
Ma c’è un monumento costruito nello spazio, a Gerusalemme, lo Yad waShem, “un posto e un nome” che prende nome da un versetto biblico: “Io darò dice il Signore, un posto e un nome nella mia casa a coloro che seguono le mie vie…”
Il museo della Shoà di Gerusalemme vuole dare un posto, una casa a quelli che non hanno avuto sepoltura, e dare loro un nome, ricostruendo per quanto possibile ad una ad una le loro storie. Perché ogni persona è un mondo irripetibile, e per questo il Talmud dice che chi uccide un uomo, è come se avesse ucciso tutto il mondo, e che chi salva un uomo, è come se avesse salvato il mondo.
Allo stesso modo, per quale motivo il 27 gennaio ricordiamo la Shoà e non gli altri genocidi che hanno insanguinato il ventesimo secolo? Non perché il genocidio degli armeni, quello degli ucraini, dei cambogiani e dei tutsi meritino di essere dimenticati, ma perché ogni massacro, ogni crimine contro l’umanità ha avuto una storia, un’origine diversa, e va studiato nella sua specificità, perché si possa, se non capire, almeno tentare di capire come l’essere umano sia arrivato a tanto.
Non accetto che si parli di “banalità del Male”, perché il Male non è mai banale. O lo accetto, se si intende che la malvagità più estrema è stata spesso compiuta da persone dall’aspetto comune, che potremmo incontrare ogni giorno e scambiare per galantuomini. E così per la “banalità del Bene”. Il Bene non è mai banale, ma spesso i Giusti, gli eroi sono persone che nascondono la loro grandezza, anche a loro stessi, dietro un aspetto comune. Perché almeno sulla Terra, gli angeli non hanno le ali che li rendano riconoscibili.
Ci può spaventare vedere ciò che di male può arrivare a fare un uomo, ci può entusiasmare ciò che un uomo da solo può fare per migliorare il mondo. Tkkun ‘Olam, restaurazione del mondo, secondo il linguaggio rabbinico Forse la nostra vita non ci metterà mai di fronte a scelte estreme, ma comportarci, anche nelle piccole cose, come se da noi dipendesse la salvezza del mondo, il Tikkun ‘Olam, dà un senso al nostro agire quotidiano. E dà un senso alle vite di chi è stato vittima del Male conservarne la memoria, dando loro un posto e un nome con monumenti costruiti nel tempo, nello spazio, e nella nostra anima, tramandando tutto questo a chi verrà dopo di noi.
“Mi insegnavate come l’uom si etterna”, dice Dante nella Commedia al suo maestro Brunetto Latini. Il giorno della Memoria, che si ripete anno dopo anno, è un modo per eternare sia il ricordo delle vittime, sia la consapevolezza di come l’uomo, capace di costruire cose meravigliose, sia anche capace di distruggere la civiltà ripiombando nella barbarie.
“Forgive, if you want, but don’t forget”, diceva Ben Gurion, “perdonate, se volete, ma non dimenticate”. Io penso che solo le vittime potrebbero scegliere di perdonare. Noi non possiamo perdonare al loro posto, ma soprattutto non dobbiamo dimenticare».
(discorso pronunciato da Enrico Richetti il 27 gennaio 2022 in qualità di rappresentante della Comunità Ebraica di Verona)
QUI la nota dell’Amministrazione comunale di Vicenza


