Nudi e cavalli nell’universo dell’artista boemo Petr Novak in mostra a palazzo Ferro Fini a Venezia

L'artista boemo Petr Novak al lavoro

L’artista boemo Petr Novak al lavoro

L’albero, il cavallo e la roccia: i miei fratelli dell’anima” è il titolo della mostra di sculture di Petr Novak da Jaromer che verrà inaugurata venerdì 10 ottobre presso la sede del Consiglio Regionale del Veneto (Palazzo Ferro Fini, Venezia).

Si tratta di 32 opere in gesso, marmo, legno, bronzo e pietra che ben rappresentano l’universo dell’artista boemo, presentate a Palazzo Ferro Fini all’interno di una ideale collaborazione culturale che unisce Venezia a Praga, il Veneto e la Repubblica Ceca, terre di culture differenti, ma sorprendentemente affini.

Nato il 4 maggio del 57 a Jaromer, piccola città della Boemia orientale, da genitori amanti dell’arte, Novak – come racconta lui stesso – è “venuto al mondo durante la guerra fredda e per 32 anni della mia vita sono vissuto sotto il regime totalitario comunista. Nei primi giorni di occupazione nell’anno 1968 ho provato come ragazzo di undici anni l’esperienza di un mitra puntato sul mio ventre con la sicura tolta, quando un’ufficiale occupante voleva costringere mio papà a leggere un manifesto sulla nostra controrivoluzione”.

Un nudo femminile in pietra dello scultore boemo Petr Novak

Un nudo femminile in pietra dello scultore boemo Petr Novak

In questa situazione, crescendo in una famiglia “non filo-sovietica”, Novak è riuscito comunque a studiare la materia grezza: “grazie a un intervento della coraggiosa mia maestra di classe sono stato accettato in una scuola secondaria per scalpellini, perché lei aveva falsificato il giudizio politico su miei genitori.

Si trattava di una scuola a cui io tenevo molto, fin dai miei quattordici anni infatti sapevo che dovevo fare lo scultore”. Crescendo con un’intensa passione per la scultura, Novak si innamora di Rodin, vive l’avventura clandestina di venire in Italia, di conoscere Manzù, di frequentare la terra veneta, dal Cadore a Vicenza, di iniziare a lavorare per committenti italiani. Tra gli anni ’90 e il duemila la sua fortuna artistica aumenta e allarga gli orizzonti: lavora in Italia, Austria, Germania, Francia. Frequenta il Veneto anche per l’amicizia che lo lega a Gilberto Fossen, scultore di Covolo con cui condivide lo stesso concetto vissuto di arte e natura.

In un momento d’oro per la produzione dell’artista boemo, oggi da varie location europee giungono a Palazzo Ferro Fini 32 opere in gesso, marmo, legno, bronzo e pietra per raccontare uomini di arte e fede (Madonna, Haendel, Pio X, Giovanni Paolo II, San Martino, Empedocle), momenti d’umanità e sentimento (Amicizia, Grido del cuore, Decisioni, Anima), natura e cosmo (Luna, Cavalli caduti, Primavera, Turbine) che Novak ha espresso nella sapienza del suo tratto di scultore. “Il riferimento per Novak siamo noi spettatori”, scrive saggio introduttivo al catalogo delle opere Mario Guderzo, curatore della mostra e Direttore della Gipsoteca Canova di Possagno. “E’ a noi che si rivolge facendo si che le sue sculture si confrontino con chi osserva, così esse diventano rappresentazioni parlanti che esprimono una poetica ricca di interrogativi, ma nella quale il senso della realtà permane. Il ruolo più importante viene svolto dalla materia che facilita e rende più spontaneo ed efficace, ma anche più drammatico il soggetto”.

Una testa di cavallo dello scultore boemo Petr Novak

Una testa di cavallo dello scultore boemo Petr Novak

“Siamo felici di ospitare a Venezia una serie di lavori di Petr Novak, uno dei massimi scultori europei viventi”, ha detto Clodovaldo Ruffato nei giorni scorsi partecipando a Praga all’anteprima della mostra, realizzata presso l’Ambasciata italiana nella capitale della Repubblica Ceca. “Novak è un grandissimo artista”, ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale, “forse ancora poco noto in Italia, ma molto legato per sua storia e cultura alla terra veneta. Un uomo di enorme gentilezza e profondità, che unisce la potenza della sua sensibilità, all’umiltà del suo approccio alla realtà, alle persone, all’arte”.

La mostra di Petr Novak – realizzata anche con il supporto di Laura Puppato, Antonella D’Ischia, Renato Zanini, Liana Orlando, Anna Calo, Jiři Miler, Adriano Covolan e dell’ambasciatore italiano a Praga, Pasquale D’Avino – resterà aperta a Palazzo Ferro Fini fino al 10 dicembre e poi si trasferirà alla Gipsoteca Canova di Possagno.

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