3 novembre 2018 – Da Enego ad Asiago gli abeti rimasti in piedi sono davvero pochi. Il maltempo dei giorni scorsi, con precipitazioni abbondanti, ma soprattutto straordinarie folate di vento arrivate a 190 km/h, ha provocato la distruzione delle linee elettriche, quindi l’isolamento di un’area vastissima del territorio montano vicentino, nonché danni, anche importanti, a fabbricati ed imprese.
“Passando per queste zone viene un gran magone – commentano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – poiché abbiamo impressa nella mente l’immagine di un territorio splendido e curato, mentre gli occhi ci fanno vedere solo distruzione, ovunque li volgiamo. Ripristinare questo territorio costerà moltissimo, non solo economicamente, ma anche in termini di tempo. E speriamo, un giorno, di poter rivedere i paesaggi ai quali c’eravamo abituati e che attiravano ogni anno migliaia di turisti”.
Proprio il rilancio del turismo, capace di generare un’importante economia per il territorio montano, era tra le priorità dell’Altopiano ed in particolare di Enego.
“Siamo vicini agli agricoltori ed allevatori di queste zone colpite – sottolineano Cerantola e Palù – e cercheremo di dare il nostro apporto per far sì che si risollevino e superino questo duro momento, anche se, fortunatamente, non sono stati segnalati danni gravi alle strutture. Indubbiamente, però, l’isolamento elettrico impatta in modo importante sul lavoro quotidiano e costringe ad operare in condizioni per niente agevoli”.
“STRAGE” DI ALBERI SULLE ALPI E SU TUTTA LA PENISOLA
La situazione nazionale è altrettanto preoccupante. L’ondata di maltempo ha provocato una strage di circa 14 milioni di alberi compromettendo l’equilibrio ecologico ed ambientale di vaste aree montane e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica. È quanto stimano Coldiretti e Federforeste nel sottolineare che ad essere abbattuti sono stati soprattutto faggi ed abeti bianchi e rossi nei boschi di Veneto, Trentino all’Alto Adige e Friuli, dove ci vorrà almeno un secolo per tornare alla normalità.
“Nei boschi si trova una grande varietà di vegetali ed una popolazione di mammiferi, uccelli e rettili che per il disastro è stata travolta, mentre – concludono Cerantola e Palù – la mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di forti piogge. Un disastro provocato certamente dalle straordinarie raffiche di vento, ma favorito dall’incuria e dall’abbandono. Nel nostro Paese siamo di fronte all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di un terzo della superficie nazionale”.
(fonte foto e news: ufficio stampa Coldiretti Vicenza)