Vicenza, 20 luglio 2020 – L’avvocato Renato Ellero, professore emerito di diritto penale all’Università di Padova non demorde di certo. Vuol far valere i suoi diritti rispetto al caso di malasanità di cui sarebbe stato vittima all’ospedale San Bortolo di Vicenza nel 2015 e che ha raccontato il 31 gennaio scorso (agenzie e web del 31 gennaio 2020 e giornali veneti del 1 febbraio 2020).
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DI SEGUITO LA NOTA ALLA STAMPA DEL PROFESSOR RENATO ELLERO
Nuove denunce da parte del professor Ellero contro i magistrati di Vicenza: una vicenda che riguarda anche Trento e Trieste
“In relazione alla vicenda di malasanità (ampiamente raccontata dai media veneti peraltro) che ha colpito la mia persona e che mi ha spinto a prendere posizione duramente contro l’ospedale di Vicenza, contro la magistratura vicentina e contro l’amministrazione regionale del Veneto, vorrei segnalare alla opinione pubblica alcune importanti novità.
A fronte della inaccettabile inerzia dimostrata dalla procura di Vicenza nel perseguire una serie di reati perpetrati a mio danno da personale del nosocomio vicentino, falsi compresi (sulla scorta dei quali sono stato ridotto in stato di emiplegia), ho deciso di denunciare alcuni magistrati vicentini. Tale denuncia è stata indirizzata alla procura di Trento competente per territorio.
Poiché nell’ambito della medesima vicenda ho dovuto ahimè riscontrare un comportamento inerte anche da parte della procura trentina che avrebbe dovuto indagare l’operato di alcuni magistrati berici, ho deciso di segnalare all’ufficio competente, ossia alla procura di Trieste, tale condotta con una seconda denuncia.
Durante questi ultimi mesi nonostante le mie traversie siano state più volte raccontate sulla stampa non ho potuto non notare l’imbarazzante silenzio degli avvocati vicentini. Che un loro collega, quale io sono, abbia dovuto patire questo tipo di angherie da alcuni magistrati, senza che l’avvocatura della mia città battesse un solo ciglio è francamente imbarazzante. Il fatto che io non usi altri termini non diminuisce la inusitata gravità di quanto mi è capitato. Per questo motivo ho deciso di informare compiutamente di quanto occorsomi il collega Gian Domenico Gaiazza presidente nazionale della Unione delle camere penali.
In ultimo approfitto di questo spazio per mettere nero su bianco alcune considerazioni. Il fatto che per oltre due anni, nonostante le denunce documentate e le perizie di eminenti scienziati, la magistratura vicentina abbia chiuso gli occhi di fronte alla condotta scriteriata dell’ospedale di Vicenza (dove nel 2015 entrai con le mie gambe e dal quale alcune settimane dopo uscii semi-paralizzato a causa di una ischemia curata in maniera sbagliata), non significa che il sottoscritto abbia perso la volontà di combattere.
Sfortunatamente per lorsignori la malattia non ha allontanato da me e la scorza e la scienza giuridica che per lustri ho coltivato all’università e nelle aule dei tribunali di mezz’Italia. Sono disposto a portare lorsignori davanti alla Corte europea perché la mia battaglia diventi la battaglia di coloro che per mille motivi, pur avendo tutte le ragioni del mondo, non hanno le forze o i mezzi per far sentire la propria voce in questo mare di orrore e di desolazione che è divenuta la giustizia italiana”.