L’embargo deciso da Putin in reazione alle sanzioni Ue per il conflitto in atto tra Russia e Ucraina sta mettendo in ginocchio i produttori veneti di frutta, ortaggi, formaggi e insaccati. I mercati generali di Padova e Verona, che sono le due principali ‘porte’ commerciali d’Italia verso Mosca e San Pietroburgo, quantificano in 80 milioni di euro su base annua le perdite in atto dal 7 agosto, giorno in cui il governo russo ha chiuso le frontiere alle importazioni dall’Europa.
“Siamo a fianco dei produttori e dei grossisti veneti – dichiara il presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato al Maap di corso Stati Uniti, insieme ai rappresentanti del mondo agricolo e dei due mercati ortofrutticoli di Padova e Verona – i 125 milioni di indennizzi promessi dall’Unione europea servono a ben poco. Qui sta andando in fumo un intero sistema produttivo e la rete commerciale del Nordest d’Italia che proprio in Russia stava registrando le migliori performances.
Non staremo alla finestra a farci soppiantare dalla Turchia o da altri paesi emergenti nei negozi e sulle tavole dei russi”.
Nella conferenza stampa voluta tra i bancali di angurie, uva e pesche nettarine nel Mercato agroalimentare di Padova (MAAP), in corso Stati Uniti, da dove partivano ogni giorno centinaia di camion-frigo verso le rotte dell’Europa dell’Est, Ruffato annuncia le prime mosse: mercoledì prossimo, 27 agosto, convocherà a Venezia la commissione speciale per i rapporti comunitari, presieduta da Nereo Laroni, per attivare i primi passi istituzionali verso Bruxelles e verso Roma.
Nel contempo – sempre d’intesa con il presidente Laroni – solleciterà gli europarlamentari veneti e italiani a farsi carico del tracollo commerciale dell’agroalimentare veneto e tricolore cogliendo l’opportunità del semestre di presidenza italiana dell’Unione.
“Gli effetti delle sanzioni Ue e delle ritorsioni russe sono devastanti per un settore che ha impiegato anni per stringere accordi bilaterali, fare promozione e conquistare nuovi consumatori – sottolinea Ruffato, affiancato dai consiglieri Graziano Azzalin (Pd) e Stefano Peraro (Udc), componenti della commissione Agricoltura – Il danno non si limita alle decine di migliaia di tonnellate di ortofrutta, formaggi e insaccati respinte alle frontiere dopo 5 giorni di viaggio o ai Tir sequestrati, ma si ripercuote sui magazzini e sulle scorte, facendo crollare i prezzi in mercati già in forte tensione per effetto della crisi economica. A rimetterci sarà l’anello iniziale della catena, i produttori, che si vedono disdire gli ordini di acquisto da grossisti e catene delle grande distribuzione”.
La preoccupazione è forte al Maap di Padova, prima ‘porta’ verso Est tra i 200 mercati all’ingrosso della penisola. “La chiusura delle frontiere russe rappresenta una perdita di almeno 20 milioni di euro sui 450 che il mercato agroalimentare padovano fattura ogni anno”, spiega il direttore Francesco Cera. “Stiamo cercando mercati alternativi per il nostro export – prospetta il presidente Fausto Dorio – ma la nostra rete commerciale tra Balcani e Urali sta per essere presa in mano dai grossisti turchi”.
“Per Verona il danno è analogo – gli fa eco Giuseppe Giomaro, presidente di Fedagro, il mercato ortofrutticolo scaligero – stiamo cercando nuovi sbocchi, ma l’attuale crisi economica e scelte politiche poco ponderate, come il limite di mille euro stabilito dal governo italiano per i pagamenti in contante, ci stanno paralizzando”. Di “danno devastante” parla Stefano Berni, presidente del Consorzio Grana Padano, che ha investito oltre 2 milioni di euro per far conoscere e apprezzare il più tipico dei formaggi stagionati italiani ai palati russi e ora si ritrova invenduta la produzione di un anno (pari a un milione e 250 chili di grana) e un milione e 850 mila kg di scorte da stagionare bloccate nei magazzini. “A conti fatti l’embargo russo ci costa 50 milioni di euro, tra effetti diretti e indiretti – tuona Berni – senza calcolare il crollo dei prezzi che si verificherà sul mercato nazionale ed europeo”.
“Il prezzo del latte nelle stalle crollerà in picchiata, mettendo definitivamente in ginocchio il sistema produttivo veneto e italiano”, prevede Nisio Paganin di Agriform, l’associazione dei caseifici veneti, alludendo al ‘dumping’ dei grandi produttori tedeschi che riverseranno sul mercato italiano le eccedenze causate dal blocco delle esportazioni ad Est. Anche per i prodotti di nicchia come il prosciutto San Daniele, che solo di recente era riuscito a sfondare a Est, stanno saltando investimenti e programmazione: “Il fatturato con la Russia rappresenta solo il 3 per cento della nostra produzione – spiega Mario Emilio Cichetti direttore del Consorzio prosciutto San Daniele – ma stava registrando un trend di crescita del 50 per cento annuo. Ora invece gli accordi bilaterali con le nostre aziende sono andati in fumo e bisogna riprogrammare tutte le lavorazioni. Un brutto affare per i nostri produttori, visto che per sfornare un prosciutto ci vogliono 12 mesi di stagionatura”.
I politici di Bruxelles, nel decidere le sanzioni economiche come strumento di pressione contro i disegni espansionistici di Putin – lascia intendere il direttore di Confagricoltura Padova Renzo Cavestro – non hanno posto la dovuta attenzione all’effetto boomerang sul settore agroalimentare: solo in frutta e ortaggi l’export Ue in Russia vale 2 miliardi di euro. O almeno così valeva sino a 7 agosto.