
I cartellini della campagna “Unlock your love” legati sui ponti veneziani. Scorcio di un canale in zona San Marco con sullo sfondo il Ponte dei Sospiri!
Liberare l’amore da ogni catena, da ogni lucchetto, da ogni rugginosa e stantìa pretesa di rendere un gesto stereotipato e privo di fantasia il simbolo di qualcosa di bello e delicato come l’unione di due persone. Liberare Venezia da tonnellate di ferraglia che – perso il suo significato simbolico deprimente – lasciano in eredità alla città solo sporco, problemi per la difficile e costosa rimozione e un’immagine che è il contrario della bellezza.
Con “UNLOCK YOUR LOVE”, da oggi (25 agosto 2014) fino a domenica prossima saranno centinaia, migliaia, i veneziani residenti e gli amanti della città che apporranno sui luoghi “sensibili” dei cartellini in più lingue, in cui è raffigurato un lucchetto a forma di cuore finalmente aperto, e in cui si spiega che il gesto compiuto è contro il buon senso e l’amore stesso, e che “regala” un lascito pesante e immeritata alla città.
Lo faranno andando a scuola, al lavoro, andando a fare la spesa o a prendere l’aperitivo con gli amici. Lo faranno per scoraggiare i visitatori del momento, ma anche per far sapere al mondo che vi sono cose – anche piccole, anche apparentemente insignificanti – che diventano offensive di una storia, di un luogo e di chi ci abita. Lo faranno nella maniera più “ecologica” possibile, tentando di limitare l’utilizzo del nastro adesivo e utilizzando materiali biodegradabili come semplice carta e filo, laddove sarà possibile; comunque limitando al massimo sporco e inquinamento ambientale.
In questa “estate horribilis”, in cui a Venezia si è visto di tutto (auto e bici tra le calli, bagnanti nudi in canale, tintarelle sui campi e lungo le fondamente, cacche e pipì fatte en plein air, in pieno giorno e nei luoghi più significativi, così come decine di bimbi lasciati a giocare dai genitori in mezzo all’acqua non certo pulita che la marea faceva salire in Piazza San Marco) la misura si è colmata, ed è maturata spontaneamente questa iniziativa di “resistenza attiva”.
In città già da alcuni anni operano diversi gruppi che – con abnegazione e senso civico non comuni – si adoperano per rimuovere i lucchetti dai ponti, dalle serrande e da ogni altro luogo la fantasia malata dei turisti riesca a escogitare. Lo fanno, va detto, perché finora si è assistito al tentennamento delle varie autorità e istituzioni cui questo compito dovrebbe essere demandato. Crediamo però sia arrivato il momento, assieme alle azioni di rimozione, di mandare un messaggio chiaro e inequivocabile a tutte quelle persone che arrivano a Venezia e che hanno un’idea alquanto distorta dell’amore, sia esso di coppia o per il luogo che li ospita
Venezia è città del mondo e patrimonio dell’intera umanità, questo è certo. Ma allora il mondo deve prendersene cura per davvero, e non agire sulla base dell’assunto che essendo di tutti, allora non appartiene a nessuno. Nessuno si sognerebbe di scrivere con una bomboletta sul muro del salotto, o di salire sul tavolo della cucina per fare i propri bisogni. Non si capisce allora perché ciò diventi accettabile e perfino normale in una città dalla struttura così delicata e facilmente sfregiabile nella sua bellezza.