Festeggiamenti a 221 anni da Campoformido? Fogliata: «il Triveneto allora come la Polonia tra Hitler e Stalin»

Festeggiamenti a 221 anni da Campoformido? Fogliata: «il Triveneto allora come la Polonia tra Hitler e Stalin»

Riceviamo dall’avvocato e docente Lorenzo Fogliata e pubblichiamo con grande convinzione, sottolineando l’urgenza di rivedere certe vulgate della storia del Veneto. E non solo, anche dell’intero Mediterraneo a cui la Venetia è strettamente legata: lo dimostrano il grande successo degli incontri/conferenze di Davide Lovat e della sua recente e agile pubblicazione storica (“Storia dei Veneti e della loro Patria”), che va a ruba (letteralmente) e la “fame” di conoscenza che esiste diffusa in molti ambienti triveneti sulla storia prima della X Regio (Paleoveneti? Venetkens, Eneti, Retii, Celti/Galli Cenomani e Boi, Etruschi, Greci e Romani …) e della Venetia, dai fasti della Serenissima ad oggi.  Da rivedere anche la storia sulla presenza veneta e “italiana” in Istria e Dalmazia poco legata al tricolore e molto alla bandiera di San Marco. Da rianalizzare anche fatti recenti del ‘900: dal rogo al centro culturale sloveno di Trieste (per mano fascista) ai “campi del duce” e dalle stragi titine e alle foibe. Tutti eventi “coperti” con il trattato di Osimo e che troppi oggi rileggono in chiave italiota invece di “respirare” Europa, democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani.

F.B.

 

Egregio signor Direttore,
il 17 ottobre sono 221 anni dall’infame spartizione della Veneta Repubblica per mano di Francia ed Austria, con il trattato di Campoformido.

Come e peggio della spartizione della Polonia, le due potenze, in spregio a qualsiasi più elementare norma del diritto delle genti ed in palese violazione della neutralità della Serenissima, dopo averne scorso in armi per oltre un anno l’intero territorio, ponevano fine con la violenza allo Stato più antico, luminoso e civile d’Europa. Le sue ricchezze ed il suo patrimonio artistico venivano rubati a man bassa ed in parte distrutti, la sua immensa tradizione civile e giuridica veniva dispersa ed, anzi, sottoposta ad un’operazione prezzolata e volgare di dannazione. Uno dei tanti servi sciocchi di Napoleone, Darù, veniva incaricato di riscrivere la Storia di Venezia condendola di un mare di menzogne e calunnie, che solo la colossale opera di Samuele Romanin sbugiarderà per sempre.

Il mito fasullo della lunga decadenza veneta (smentito da storici del calibro di Braudel, Lane, Maranini, Balestrieri) verrà coltivato ad arte nei salotti buoni di ispirazione massonica, per tacitare per sempre persino l’identità veneta. Non solo. Campoformido segnò persino il tradimento e l’inganno persino dei governi fantoccio, amici e collaborazionisti dell’occupante francese, quale fu la Municipalità Provvisoria di Venezia, che si ritrovarono svenduti – loro, di pura fede giacobina – all’odiato tiranno austriaco. Lo testimonia un costernato Ugo Foscolo, giacobino della prim’ora.

Ebbene, leggo con orrore che non solo a Campoformido oggi si festeggia il vile trattato con danze e giullari, ma che esiste persino un comitato di celebrazione.
Mi sfugge qualcosa. Per caso ci sono comitati di festeggiamento del patto Molotov-Ribbentrop con il quale Stalin e Hitler si spartirono ancora la Polonia?

E’ così difficile riconoscere l’evidenza di una duplice occupazione armata che recherà ruberie, lutti e stupri e farà sprofondare gli ex territori della Serenissima nella miseria più nera sino al 1814? Coscrizione obbligatoria, tassa sul macinato, devastazione di Chiese e Scuole di devozione e di arti e mestieri, furto infinito di opere d’arte, sconvolgimenti edilizi ed urbanistici, distruzione di opere architettoniche, una tassazione aumentata dell’800% … debbo continuare? Chateaubriand ricorderà che il Còrso seminerà l’Europa di cinque milioni di cadaveri.
Davvero non capisco, ma mi soccorre il Poeta: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, donna non di provincie, ma bordello”.

Renzo Fogliata

 

Nella foto di copertina Lorenzo Fogliata in una rievocazione storica al forte di Sant’Andrea in Laguna in cui si è prestato a raccontare la storia del luogo e della difesa militare di Venezia. Immagine presa dal sito di Raixe Venete

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