Ci fate la festa? No, grazie: no all’ipocrisia della festa della mamma

Ci fate la festa? No, grazie: no all’ipocrisia della festa della mamma

Vicenza, 7 maggi 2021 – Domani mattina dalle 9 e 30 all’esedra di viale Roma a Vicenza si svolge un sit-in promosso da MaternaMente: vi aderiscono MovimentiAmoci Vicenza, Donne InCuranti, Maison Antigone. Tutte associazioni di donne e madri che si ribellano all’ipocrisia della festa della mamma e che sono stanche di essere discriminate da un mondo maschilista e ancora patriarcale. Di seguito pubblichiamo la loro nota.

“Che si tratti di lavoro professionale o di lavoro domestico il carico per le donne rimane infinito. Eppure il lavoro domestico è praticamente invisibile e il posto delle donne nel mondo del lavoro è spesso subordinato e mal remunerato.La crisi attraversata in questa pandemia ha mostrato come siano state proprio le donne adassicurare il surplus di carico sia in casa che nelle professioni svalutate, perlopiù svolteappunto da donne, ma che si sono rivelate indispensabili alla sopravvivenza della nostrasocietà.

Cosa abbiamo guadagnato, dunque, dalle lotte per la nostra emancipazione degli anni ‘70?

Maltrattamento per tutte in tutti gli ambiti della vita: sul lavoro e in casa.

• 30% di saccheggio medio sul lavoro;

• l’equivalente del 40% del Pil di servizi di cura e riproduzione della vita gratuiti. (che ci spettano, sottratti).

La differenza femminile viene svalutata economicamente e non ha spazio né riconoscimento sociale.

Sul lavoro le donne vengono discriminate economicamente e se sono madri la loro condizione peggiora.Le donne sono sole, sempre giudicate e senza sostegni degni durante la maternità. Che non viene riconosciuta e valorizzata né sostenuta da politiche e pratiche adeguate, come invece accade in molti altri paesi occidentali.Le separazioni in presenza di figli, sono diventate per molte di noi vere proprie torture, vivendo costantemente controllate e vessate da un principio paritario di spartizione ideologico, che non tiene conto della realtà materiale ed economica delle donne.

Se poi una madre denuncia la violenza domestica rischia di perdere i suoi figli e subisce nei tribunali ulteriore violenza.

Rivendichiamo la nostra differenza, il valore del legame materno come modello universale diapertura al vincolo collettivo tra gli umani e fra questi ultimi e l’ambiente. Rifiutiamo diidentificarci ad aspirare al modello maschile come unico modello di libertà, quello il cui fine è“liberarsi dal vincolo dell’altro” in quanto vediamo bene come ci ha condotto tutte e tuttisull’orlo del baratro.

CHIEDIAMO:

• che la politica prenda in nota i bisogni del 50% della cittadinanza che si chiamadonna a cominciare dalla parità di salario;

• che ci venga restituito il 40% del Pil che produciamo gratuitamente in forma di lavoro di cura della vita e riproduzione di questa come Reddito di Cura, nei modi scelti dalle donne stesse e Congedi materni retribuiti, almeno fino al compimento del primo anno di età dei figli;

• che la nostra differenza diventi il motore dell’agenda politica e della ricercascientifica: rispetto per i nostri corpi generativi, politiche improntate ad un modellosociale solidale e basato sulla cura delle persone, relazioni ed ambiente;

• l’abrogazione della legge 54/2006 che, imponendo la bigenitorialità obbligatoria,costringe donne e bambini a continuare a subire soprusi e vessazioni da parte diuomini violenti o anche solo cosiddetti “comunque padri”;

• riforme delle politiche del lavoro che contrastino la precarietà e possibilità dellapensione anticipata per le donne perché sia riconosciuto il carico di cura e pensioneper le donne che hanno svolto lavoro di cura tutta la vita”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.