Autonomia del Veneto bocciata a priori dal Governo: per Bertolissi in Italia democrazia refrattaria alla dialettica, forse non più democrazia

il professor Mario Bertolissi

il professor Mario Bertolissi

Il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato ha annunciato oggi la ‘strategia’ difensiva dell’assemblea legislativa del Veneto dopo che il Governo ha impugnato di fronte ai giudici della Corte Costituzionale le due leggi approvate a metà giugno che autorizzano la Regione Veneto a promuovere un doppio referendum, uno sull’autonomia e uno sull’indipendenza del Veneto. Affiancato dai primi firmatari delle due leggi – Costantino Toniolo e Carlo Alberto Tesserin (entrambi Ncd) per la legge 15 sull’autonomia del Veneto, e Stefano Valdegamberi (Futuro popolare) per la legge 16 sull’indipendenza, e dal costituzionalista Mario Bertolissi, Ruffato ha rivendicato il pieno diritto dei cittadini a essere protagonisti delle scelte istituzionali che li riguardano: “Non entro nel merito dell’impugnativa né in quelle che saranno le valutazioni dei giudici della Consulta – spiega il ‘numero uno di palazzo Ferro-Fini – spetta ai legali dell’Avvocatura regionale impostare il controricorso alla Corte. Ma questo Consiglio intende con ogni mezzo far rispettare la scelta di dare la parola ai cittadini. Siamo preoccupati perché il Governo sembra non aver capito che strumenti di democrazia diretta come la consultazione popolare sono i migliori antidoti all’antipolitica e al crescente distacco tra cittadini e istituzioni.

Le due leggi che abbiamo approvato non intendono certo perseguire la rottura dell’unità nazionale, della quale peraltro abbiamo celebrato con convinzione e grande partecipazione i 150 anni”.

“Non resteremo inerti a guardare il massacro ‘istituzionale’ delle autonomie e delle Regioni”, annuncia Ruffato, che mette in parallelo i tentativi del Veneto di guadagnare una maggior autonomia con il referendum indipendentista che si celebrerà in Scozia tra dieci giorni.

La prima delle due legge venete impugnate, la numero 15/2014 – ricorda il primo firmatario Toniolo, presidente della commissione Affari istituzionali – disegna un percorso di confronto diretto Stato-Regione per negoziare particolari forme e percorsi di autonomia. “Impugnando la legge – commenta con amarezza Toniolo – lo Stato ha dimostrato di non accettare nemmeno il confronto. Non ha nemmeno aspettato che il presidente della Regione aprisse la trattativa con il governo nazionale, mettendo sul tavolo le troppe sperequazioni di cui soffre una Regione compressa tra due Regioni a statuto speciale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il ‘decano’ dei consiglieri regionali e presidente della commissione Statuto, Carlo Alberto Tesserin: “Sono preoccupato per i toni del ricorso governativo, che dimostrano palese insensibilità e pregiudizio aprioristico verso le istanze venete. Roma conosce forse – ha chiesto provocatoriamente – le continue e ingiuste sperequazioni che subiscono i nostri concittadini e le nostre famiglie dalle aree di confine nell’accesso ai servizi, nelle tasse, nelle retribuzioni, rispetto ai coloro che risiedono in Friuli o in Trentino Alto Adige? L’incomprensione dimostrata da Roma non farà che acuire la conflittualità dei veneti verso lo Stato”.

Di “Stato giacobino e reazionario”, che “delegittima le Regioni per evitare la propria implosione” parla Valdegamberi, strenuo difensore del sogno indipendentista del Veneto.

Per Valdegamberi la Corte Costituzionale non sarebbe nemmeno organo competente a pronunciarsi sulla legittimità del referendum indipendentista, in quanto – argomenta – “ha per oggetto un diritto precostituzionale, che appartiene alla sfera del diritto internazionale dei popoli”. A dare man forte ai consiglieri è intervenuto Mario Bertolissi, avvocato costituzionalista e consulente del Consiglio nella stesura di entrambi i progetti di legge. Per il giurista le argomentazioni del ricorso governativo suonano “vecchie e datate” e dimostrano la “totale refrattarietà delle istituzioni romane a porsi in ascolto dei territori” e ad accettare la logica del confronto democratico.

“Non prevedo un esito positivo per l’impugnativa avviata contro le due leggi venete – ha premesso Bertolissi – ma il rifiuto aprioristico ad una occasione di confronto istituzionale, qual è un referendum, dimostra che la democrazia nel nostro Paese è refrattaria alla dialettica e alla libera manifestazione del pensiero. E una democrazia senza dialettica non è più democrazia”.

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