Il mondo non è più di chi possiede, ma di chi condivide. E sarà evidente tra 40 anni. Lo dice Jeremy Rifkin. “Quando ero giovane “, ha spiegato l’economista americano in un incontro ieri sera a Trento, “nessuno pensava che i computer sarebbero stati per tutti. Adesso da un cinese li puoi pagare 25 dollari. La maggior parte del software è gratuito. E il costo dell’elettricità è passato da 66 dollari a Watt a 66 centesimi di dollaro. Sono dati del Mit di Boston”.
“Condividere un contenuto con due persone o con due milioni di persone ha lo stesso costo. Centinaia di migliaia di stampanti 3D ora sono il futuro. Si usa materiale riciclato, come carta, plastica, immondizia e si costruisce un oggetto con parti mobili con un decimo di materiale rispetto alla produzione tradizionale”.
“Quando la Merkel è diventata cancelliera”, ha raccontato Rifkin, “mi ha chiamato per vedere come fare crescere l’economia tedesca. Sono la terza al mondo dopo Usa e Cina e sono solo 80 milioni di persone. Ha fatto dieci anni fa ciò che l’Italia fa ora, ma con l’austerità qui adesso non si riuscirà a dare lavoro a tutti i ragazzi di trent’anni che sono a casa coi genitori”.
“In Germania solare e eolico – e ricordo che sole e vento non chiedono la bolletta, ma solo manutenzione dei pannelli e del resto – sono stati diffusi nei privati. Ci sono ora milioni di piccoli attori in Europa che producono energia privatamente e i costi ci sono, ma stanno diminuendo. In Italia c’è molta disoccupazione ed è assurdo dire che sono le rinnovabili a fare aumentare i costi dei combustibili fossili, mi fa ridere”.
Si può dunque trasferire la produzione dalle grandi aziende al piccolo, quasi familiare, col 3D. E l’energia può diventare quella di casa. E pure i trasporti possono rivoluzionarsi. Il futuro, per Rifkin, sono le cooperative di autisti, “come i giovani già lo fanno in altri Paesi: non hanno più il costo fisso dell’auto, ma le scelgono in Internet, a seconda dei percorsi. Gli autisti si offrono e dividono i costi. Poi verranno le auto senza guidatore, che si muovono col gps. E qui servono le infrastrutture da costruire. Perderemo, come stiamo perdendo, alcuni scienziati in certi settori, operai e impiegati, ma ci sono tutte queste altre infrastrutture da mettere in piedi: comunicazione, energia e trasporti, come ogni rivoluzione industriale”.
E Rifkin spiega che non è un futuro così lontano.
“La prossima settimana nella mia città, Chicago”, dice lo studioso, “verrà presentata la prima auto fatta con stampante 3D. Ed è italiana. Siete stati voi. E’ della Strati-Local Motors”.
La terza rivoluzione industriale, quella di cui Rifkin ha parlato nel suo precedente libro, per l’economista americano è dunque alle porte. E dovrà affrontare anche le questioni dei cambiamenti climatici. Un esempio per tutti? “In California”, ha detto ancora Rifkin, “che è il paniere dell’America, non c’è più acqua. Il 70% delle attuali forme di vita si possono perdere entro fine secolo e noi non abbiamo la garanzia di essere tra quelle che resteranno, siamo la più giovane. La biosfera è da proteggere e abbiamo tredicenni che arrivano a casa e chiedono al padre perché usa così tanta acqua per fare la barba o da dove venga il manzo con cui è fatto l’hamburger e se abbia distrutto alberi secolari. Capiscono che ciò che facciamo ha effetto sulla collettività”.
“Sono speranzoso e insieme frustrato che questa terza rivoluzione industriale avvenga – ha concluso -. Questa nuova generazione deve iniziare a fare e a pretendere, anche in Italia”.