Ellero: «Dov’è stata la magistratura veneta? Sul caso Sesa-Bioman aspettiamoci dell’altro»

Ellero: «Dov’è stata la magistratura veneta? Sul caso Sesa-Bioman aspettiamoci dell’altro»

Vicenza, 9 febbraio 2022 – «Io credo che su questo scandalo di grande portata i riflettori torneranno ad accendersi». Usa parole molto nette Renato Ellero, l’avvocato vicentino, già docente di diritto penale all’Università di Padova intervistato da Lineanews.it spiega come l’inchiesta dell’Antimafia triestina che sta scuotendo il Nordest tocchi da vicino i gangli del potere veneto.

  • Professor Ellero leggendo quotidiani e agenzie che idea si è fatto sullo scandalo scoperchiato dalla Direzione distrettuale antimafia triestina?

«In questo caso la magistratura ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Noe di Udine. E come sempre quando si tratta di gestione di rifiuti il filotto costituito da malaffare, imprenditoria, politica e istituzioni, in tutto o in parte salta fuori».

  • La particolarità di questa inchiesta che alla grossa riguarda un presunto traffico illecito di rifiuti dal Friuli verso il Veneto, è stato condotto dalla procura antimafia friulana, tuttavia il grosso dell’operazione riguarda il Veneto e nello specifico le liason dangereuse tra il colosso Hera, la Sesa di Este e la Bioman di Udine. Si tratta di una inchiesta di peso?

«Senza dubbio sì. E non è escluso che in futuro i fanali degli inquirenti si accenderanno ancora».

  • Perché è una inchiesta di peso?

«Perché si tratta di ditte di primaria importanza. Hera la conosciamo. Conosciamo certe sue vicinanze al Pd emiliano e non solo. La Sesa a maggioranza pubblica ma con un socio privato fortissimo riferibile alla famiglia Mandato, per anni ha brillato nel firmamento dell’ex governatore veneto azzurro Giancarlo Galan in una giunta per di più dove il vice era l’attuale governatore leghista Luca Zaia. La cui corrente nel Carroccio è a sua volta vicina al mondo che ha a che fare con le discariche, basti pensare ai rapporti in essere tra certe amministrazioni comunali guidate dalla Lega che a loro volta, direttamente o indirettamente, hanno a che fare o con la galassia Hera o con la galassia Sesa. Che poi sono due arcipelaghi che si lambiscono».

  • Ci sono altri aspetti della vicenda che l’hanno colpita?

«Ho notato, ma senza tanto stupore peraltro, che una inchiesta di questo peso, che così profondamente riguarda il Veneto sia partita dal Noe di Udine e dalla Dda triestina. Mi domando dove fosse la magistratura veneta».

  • Perché è così duro?

«Caspita me lo chiede pure? Ma abbiamo dimenticato il tenore delle accuse mosse dai comitati ambientalisti del comprensorio atestino proprio per l’affaire Sesa o per lo scandalo ambientale del comprensorio dei cementi? Abbiamo dimenticato l’inchiesta di Fanpage? Ecco vorrei capire una cosa. Le procure venete che cosa hanno fatto in questi anni? Diciamo che si ripropone lo schema dei silenzi e dei sonni che, mutatis mutandis, ha interessato ed interessa il sottoscritto quando ha denunciato uno scandalo di malasanità e malagiustizia che riguarda il Vicentino. Per cui mi viene da dire questo. Dov’è stata la magistratura veneta in questi anni? Sul caso Sesa-Bioman aspettiamoci dell’altro: lo ribadisco».

  • Senta Ellero, lei è stato senatore del Carrocio, dal quale è uscito denunciando in seguito anche un certo malaffare. Sul finire degli anni ’70 lei è stato un esponente importante della Dc veneta, che lei abbandonò alla metà degli anni ’80 preannunciando gli scandali legati a Tangentopoli. Lei conosce bene il mondo delle partecipazioni e delle concessioni pubbliche. Perché il settore dei rifiuti è attraversato puntualmente da scandali di ogni tipo?

«Per tre motivi. In primis perché quel settore vive di decisioni e di autorizzazioni pubbliche. Basti pensare ad un altro settore in cui ne succedono di tutti i colori, quello degli inceneritori. In secundis perché il mondo del trattamento dei rifiuti è strettamente interconnesso, come interconnesse sono le dinamiche politiche e imprenditoriali delle multiservizio pubbliche. In terza battuta va detto che i rifiuti sono inscindibili dal tessuto produttivo e sociale di qualsiasi comunità. Poco o tanto tutti produciamo rifiuti. Ergo…».

  • E quindi?

«E quindi è da decenni che va avanti così: da Verona a Vicenza, da Treviso a Padova fino a Venezia, la mia città natale, il mondo delle multiutility è il terreno principe in cui gli affari si fanno in modo bIpartisan. Guardi che certe dinamiche non sono certo cambiate negli anni. I vecchi partiti dalla Dc al Psi al Pc, per dirne alcuni, erano maestri nel tessere queste trame. Poi la politica, che amministrasse bene o male, ha lasciato il passo  ad alcuni squali, che con la politica hanno a che fare ma che rispondono a cordate di potere che perseguono logiche privatissime».

  • Le criticità riguardano solo enti pubblici, privati, politica e istituzioni? O c’è di mezzo anche il crimine organizzato?

«Parlando in astratto la mafia può entrare in queste dinamiche senza problemi: le inchieste, le sentenze e la storia ce lo dimostrano. Ma c’è un ma».

  • Sarebbe a dire?

«Non è detto che la presenza mafiosa, così come è perimetrata nel codice penale, sia per forza presente. Il malaffare può stare in piedi anche solo grazie alla mafia dei cosiddetti colletti bianchi, che poi è la più pervasiva perché è la più abile a gestire in modo furtivo il connubio tra economia legale e quella illegale, dentro alla quale c’è anche quella mafiosa. E ancora, in questo contesto non posso non notare la imbarazzante inerzia di un pezzo rilevante della magistratura veneta».

  • Servono nuove regole?

«Le regole da sole non bastano se non cambia anche la società, che è sempre più permissiva al riguardano. Comunque sì, alcune regole potrebbero davvero essere utili».

  • Può fare un esempio?

«Non è ammissibile che siano magistrati penali a giudicare i reati dei loro colleghi. Servono tribunali ad hoc in cui in toto o in gran parte il soggetto giudicante sia costituito da docenti universitari di diritto penale non abilitati alla professione forense».

  • È una norma difficile da scrivere?

«No, si tratta di una riforma costituzionale non certo complessa. Ma servono le palle. E il legislatore, per tanti motivi, dalla paura alla connivenza, non procede in questo senso»

  • E poi?

«E poi serve una agenzia che vigili sui patrimoni dei magistrati, specie quelli amministrativi, che hanno spesso a che fare con procedimenti in cui in ballo ci sono miliardi. Il che vale soprattutto per il Consiglio di Stato. Un altro ambito, attraverso le stanze del quale ruota un pezzo dell’economia italiana, in cui servono dosi da cavallo di trasparenza è quello dei giudici fallimentari. Questo è un ambito civile, che però ha molto a che fare con quello penale. Quanti avvocati civili si scopre che poi hanno mogli o mariti che svolgono l’attività di pubblico ministero o peggio di procuratore reggente o capo?

  • Sì professore però la norma vieta al magistrato che ha una stretta parentela con un avvocato di esercitare nel distretto in cui quel parente esercita la professione forense. Quindi?

«Un corno, perché la legge c’è ma il Csm, con un provvedimento abietto ha deciso di interpretarla de facto disapplicandola. Motivo per cui andrebbe riformato anche il Consiglio superiore della magistratura. Vanno introdotte norme imperative per cui se il Csm si permette di disapplicarle, per legge va sciolto e rivotato, magari modificando i criteri di composizione. Ma il legislatore non lo vuole».

  • Come mai?

«Non faccia l’ingenuo. Perché uno dei principali mali del nostro Paese, non solo del nostro, si chiama cogestione più o meno occulta del potere. In barba ai princìpi astratti che parlano di poteri e contro-poteri: check and balance se vi piace una dizione anglosassone tanto abusata quanto disattesa».

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