Vicenza, 20 ottobre 2022 – Nel 2005, ad Anversa, i vertici di Miteni partecipavano a un convegno incentrato sul tema dei Pfas e dei potenziali impatti delle note sostanze chimiche sintetiche sull’ambiente e la salute delle persone.
Nel 2008, gli atti delle riunioni dei rappresentanti sindacali dei lavoratori di Miteni evidenziavano la volontà del management di rivedere la strategia aziendale, allo scopo di ridimensionare le linee di produzione dei perfluorati per sopraggiunte “pressioni internazionali”.
In quegli anni, infatti, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA) aveva definito delle indicazioni per la cessazione dell’uso del Pfoa. Inoltre, vi era conoscenza delle conseguenze ambientali che il Pfoa prodotto dalla multinazionale della chimica DuPont aveva determinato sulle acque prossime al loro stabilimento americano e di come la cessazione della produzione del composto fosse stata determinata da questo incidente. Temi dei quali i vertici di Miteni avevano apertamente parlato con le Rsu aziendali.
È quanto emerso stamane nell’udienza dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, che ha visto il susseguirsi delle deposizioni di alcuni ex dipendenti di Miteni.
“Nel corso del tempo, anche per i casi saliti alla ribalta delle cronache estere e per gli approfondimenti scientifici, i vertici di Miteni avrebbero conseguito la piena consapevolezza dei rischi derivanti dalla produzione di Pfas e Pfoa”.
A dichiararlo è l’avvocato Marco Tonellotto, che con i colleghi Angelo Merlin e Vittore d’Acquarone assiste Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi, costituitesi parti civili.
Altri due elementi sono stati ribaditi nel corso del dibattimento.
L’alta concentrazione, in seguito a bio-monitoraggio, di Pfoa e Pfas nel sangue degli ex operai Miteni, anche in coloro che per mansione non erano direttamente esposti nel reparto di produzione dei perfluorati. Inoltre, dalle rilevazioni effettuate in seguito nel sito produttivo dell’azienda, è emerso che la propalazione nell’ambiente e la concentrazione delle sostanze alchiliche si era ridotta con l’interruzione della produzione, un fatto che consoliderebbe la stretta correlazione fra attività produttiva e fenomeni emissivi.
Gli imputati sono 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.
Tutti gli aggiornamenti sul sito www.processopfas.it
Nella foto di copertina di Francesco Brasco: il presidio dei lavoratori Miteni il 6 novembre 2018 davanti alla fabbrica