Sciopero nei porti di Venezia e Chioggia: 20mila famiglie a rischio

Sciopero nei porti di Venezia e Chioggia: 20mila famiglie a rischio

Venezia, 7 ottobre 2020 – Manifestazione oggi con un sit in a Venezia davanti alla stazione di Santa. Lucia per i lavoratori dei Porti di Venezia e di Chioggia. Una protesta quella odierna per il rilancio del più importante settore economico veneziano e lagunare. Lo slogan che ha accompagnato lo sciopero è stato ” Il Lavoro ama Venezia e Venezia ama il lavoro”.

Al presidio ha partecipato anche il sindaco Luigi Brugnaro. I lavoratori chiedono un rilancio effettivo delle attività portuali mettendo in evidenza le problematiche che ancora non sono state risolte.

Questa è la piazza del porto e del lavoro dei veneziani – ha dichiarato Renzo Varagnolo, segretario generale Filt Cgil Veneto, alla manifestazione di questa mattina davanti alla stazione Santa Lucia in occasione dello sciopero dei porti di Venezia e Chioggia – e la città non ha futuro senza il lavoro e senza questi lavoratori.

L’emergenza sanitaria – ha proseguito – ci ha chiuso per mesi, ma la ripresa lentissima ci ha messi in ginocchio. Stiamo vivendo un periodo di sopravvivenza e di resistenza, ma non può durare a lungo. Siamo vivi grazie agli ammortizzatori sociali varati dal Governo, ma non bastano. Molti lavoratori sono in cassa integrazione a Chioggia, a Marghera o nella croceristica. Alcuni aspettano da aprile l’assegno. Altri, gli stagionali, non hanno lavorato affatto e questa situazione di precarietà va risolta. Adesso servono interventi per poter ripartire e avere un avvenire. Tra qualche mese, se le cose non cambieranno, verrà messa seriamente a rischio l’occupazione.

Per ripartire vanno assunti provvedimenti precisi e mirati – ha chiarito – a partire dalla manutenzione dei canali, sia quella ordinaria che quella strutturaleVenezia deve poi rimanere un hub per le crociere, trovando il giusto equilibrio. E ancora: va superato il commissariamento dell’Autorità del Sistema Portuale, perché è la stagione delle scelte e non della stagnazione. Per quanto riguarda il Mose, bene che funzioni, ma va salvaguardata l’attività portuale: servono la conca di navigazione e una procedura sulle alzate che blocchi la navigazione solo quando si è sicuri che il Mose si alzi e non per i falsi avvisi, perché è impossibile lavorare con 100 ordinanze di blocco all’anno. Infine, vanno rinnovate le concessioni alle imprese terminaliste per metterle nelle condizioni di fare investimenti e innovazione.

In questi giorni – una nota positiva – dalla manutenzione alle crociere, fino alle procedure del Mose: ci sono segnali positivi del Governo che vanno nella giusta direzione, ma occorre una discussione che coinvolga i lavoratori e chi li rappresenta sulle prospettive del porto. Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra la città e il lavoro. Il Recovery Fund è un’opportunità strategica che non possiamo perdere. Nel frattempo, bisogna risolvere i problemi che ci impediscono di vivere e lavorare oggi e di agganciare la prossima ripresa.

Sono 20.000 i lavoratori a rischio – conclude – 20.000 famiglie che vedono messe in discussione le loro certezze. Dopo la salute, la cosa peggiore che può capitare a una persona è perdere il lavoro e non permetteremo che questo accada. Sono convinto che nelle prossime settimane riusciremo ad avere risposte, anche perché non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Unendo protesta e proposte continueremo a lottare per salvare il lavoro e salvare Venezia”.     

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