Eraclea – Processo alla camorra: la Cgil prende posizione per la legalità

Eraclea – Processo alla camorra: la Cgil prende posizione per la legalità

Venezia Mestre, 14 ottobre 2020 – Sul processo sul clan camorristico di Eraclea, la Cgil del Veneto e di Venezia prendono posizione: “Già evidenti i danni che la presenza criminale produce al tessuto economico e ai lavoratori”.

LA NOTA DELLA CGIL DEL VENETO E VENEZIANA

In questi giorni si stanno concludendo le requisitorie dei Pubblici Ministeri nel processo con rito abbreviato sul clan camorristico di Eraclea, che operava nel Veneto e in buona parte del Nordest. Gli imputati sono 26, tra cui l’ex sindaco del comune litoraneo.

La Cgil del Veneto e la Cgil di Venezia si sono costituite parte civile, rappresentate dall’avvocato Leonello Azzarini.

La giustizia – dichiarano Silvana Fanelli, della segreteria confederale Cgil Veneto, e Francesca Salviato, della segreteria confederale Cgil Venezia – farà il suo corso e non è nostra intenzione anticipare giudizi su chi è convolto nel processo. Abbiamo però letto attentamente le carte processuali fin qui disponibili, e in particolare le deposizioni. E riteniamo fin da ora di aver trovato riscontro delle motivazioni con le quali ci siamo costituiti, tra i primi, come parte civile (insieme a Libera e all’Avvocatura dello Stato). I reati contestati evidenziano infatti il pesante inquinamento che l’insediamento della criminalità organizzata nel nostro tessuto produttivo comporta per le attività economiche. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, che vedono puntualmente calpestati i loro diritti fondamentali”.

“Il quadro – proseguono le sindacaliste – è davvero fosco: rapine, furti, estorsioni, minacce, violenze fisiche, attentati, intimidazioni, violazioni delle normative sull’immigrazione, evasioni fiscali e contributive. E’ evidente che in queste condizioni i più deboli subiscono le conseguenze peggiori. Che rispetto delle norme, a partire da quelle sulla salute e sicurezza, può esserci in un simile contesto? Quali livelli di ricattabilità subisce chi per vivere ha bisogno di lavorare? Che agibilità sindacale può esserci in simili contesti lavorativi?”

“E’ l’intero meccanismo economico – evidenziano – che viene compromesso, anche a danno degli imprenditori onesti, che rispettano le leggi e solo per questo finiscono fuori mercato. Questo accade non solo per responsabilità di chi si macchia di reati gravi ma anche perché, per come è strutturata la produzione, l’infiltrazione criminale ha gioco facile. La catena degli appalti e dei sub appalti, per esempio, favorisce indubbiamente questo tipo di dinamiche. Stesso discorso vale per le difficoltà di accesso al credito da parte delle aziende. E ancora, considerate le connivenze che stanno emergendo sia nel mondo imprenditoriale, sia in quello delle professioni, per finire con i livelli istituzionali, non è il caso di fare un seria riflessione su quanto terreno ha perso la cultura della legalità anche in Regioni che si sono sempre considerate immuni rispetto alla criminalità organizzata?”.

“Questo  – concludono Fanelli e Salviato – è solo uno dei tanti processi che si celebrano nei tribunali veneti e che dimostrano come le organizzazioni criminali trovino alle nostre latitudini, ormai da anni, le condizioni ideali  per operare. Il rimedio non può essere rappresentato solo dall’opera meritoria delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, ma deve coinvolgere tutti gli attori economici e l’intera società civile. La Cgil intende fare fino in fondo la sua parte e spera di non essere sola nel battersi per un modello di sviluppo che metta il rispetto delle regole e i diritti del lavoro al primo posto”.

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