Vicenza, 24 febbraio 2021 – Torniamo sulla tristissima e terribile vicenda che si è svolta due mesi fa a Trebaseleghe in provincia di Padova dove un padre ha ucciso i due figli Francesca (15 anni) e Pietro (13 anni) e poi si è tolto la vita. Una vicenda efferata avvenuta poco prima di Natale. Ci ritorniamo perché riceviamo in redazione di Lineanews una lettera con le considerazioni di un’avvocata e di uno psichiatra chiamati ad esprimersi dall’associazione Movimentiamoci che si batte in favore delle madri e dei figli vittime di violenza. La madre di quei due poveri ragazzi, Francesca e Pietro, Roberta Calzarotto si è rivolta alla presidente Emanuela Natoli per chiarire una serie di aspetti, non tanto sulla vicenda che è oggetto di indagine da parte della magistratura inquirente, ma sul contesto mediatico che si è venuto a creare dopo il duplice omicidio. Pubblichiamo quindi integralmente questa memoria che vuole fare chiarezza e stigmatizzare alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa in modo troppo “leggero” da alcuni esperti. Frasi e parole che alla mamma, che ha subito quei profondi e terribili lutti hanno fatto molto male! Lo sappiamo che per noi giornalisti e per le persone che intervistiamo “a caldo” è facile sbagliare in questi casi, per la concitazione del momento, per l’incompletezza delle informazioni ad indagini ancora in corso … lo sappiamo e non vogliamo incolpare nessuno: vorremmo però contribuire a diffondere una cultura del rispetto per le persone, non solo dei morti, ma anche di chi resta, dei vivi! A volte il cronista deve saper raccontare i particolari, far sentire all’ascoltatore, telespettatore e lettore il clima, la situazione difficile, il dramma. Non serve far blaterare di casistiche generiche gli esperti, e gli esperti non dovrebbero prestarsi ad interviste e giudizi dati al buio. Bastano sostantivi, aggettivi, verbi e immagini e molte pause e silenzi!
La lettera ci è stata spedita quasi un mese fa e ci abbiamo pensato su molto (troppo!) se fosse il caso di pubblicarla. Col senno di poi avremmo dovuto pubblicarla subito!
QUANDO IL RISPETTO VIENE A MANCARE
La presente lettera vuole essere la voce di una madre, una madre con il cuore straziato dalla violenza subita dai suoi figli, culminata nell’omicidio degli stessi.
L’associazione di Vicenza “Movimentiamoci”, nella persona della sua Presidente Emanuela Natoli è stata contattata dalla sig.ra Roberta Calzarotto, la quale ha cercato nell’associazione un aiuto, un porto sicuro ove trovare volti amici per esprimere quelli che sono i suoi dolori.
L’associazione ha poi contattato la sottoscritta e uno psichiatra, il dott. Andrea Mazzeo.
Questi i fatti:
in data 20 dicembre 2020 la sig.ra Roberta Calzarotto viene informata del fatto che i suoi figli sono deceduti.
Francesca di 15 anni e Pietro di 13 anni sono stati uccisi a coltellate, dopo strenua difesa, per mano del padre Alessandro Pontin.
Alessandro Pontin e Roberta Calzarotto erano separati da 10 anni, i loro figli avevano 3 e 5 anni. Avevano optato per una separazione consensuale con un unico avvocato, e ciò sta a significare che i genitori avevano trovato delle condizioni congiuntamente ed in accordo per disciplinare la loro separazione. Pontin era rimasto nella casa coniugale, casa di sua proprietà e la Calzarotto si era trasferita con i figli in altra abitazione.
Dopo la separazione è intervenuto il divorzio anch’esso conclusosi in via consensuale.
Alessandro Pontin, dopo la separazione, si allontana da casa e viaggia per 1 anno: Australia, Spagna, Portogallo, senza vedere i figli e senza versare il contributo al mantenimento per i figli, stabilito concordemente nella somma di € 100,00 a figlio.
Al suo ritorno dal viaggio, negli anni successivi, il mantenimento veniva versato saltuariamente. Così come saltuariamente il padre vedeva i figli.
Quando i figli erano con il padre, era la nonna paterna, che abita nel piano terra della villette di famiglia, che faceva loro da mangiare.
I ragazzi erano abituati a un padre assente per lunghi periodi della loro vita e quando andavano da lui, apprezzavano soprattutto i pranzi con la nonna, tutti assieme.
Da maggio 2020 il sig. Pontin ha una nuova fidanzata, la sig.ra Luciana Zillio, una persona che si occupa di crescita personale. Il sig. Pontin da allora inizia a telefonare ai figli e vuole vederli, versa anche una piccola parte degli arretrati del mantenimento dei figli. Sul punto è bene chiarire che la sig.ra Calzarotto tramite legale aveva proceduto per ottenere il pagamento del dovuto, azioni poi sospese stante l’inizio del versamento di alcune mensilità arretrate.
Questa la storia di questi genitori e di questi figli.
E’ stato frustrante per la sig. Calzarotto leggere certe pagine di giornale del tutto imprecise e tendenziose.
Quello che però può essere lesivo dei diritti e che ferisce ancor di più sono le osservazioni degli esperti.
Nella fattispecie concreta ci si riferisce a due interviste: di una psichiatra e di una psicoterapeuta.
La dott.ssa Angela Favero, direttore della clinica Psichiatrica dell’Ospedale di Padova, che rilascia un’intervista televisiva con video mandato in onda sul Tg Regionale del Veneto.
L’altra intervista è della psicoterapeuta Vera Slepoj pubblicata sul Corriere della Sera il giorno 22 dicembre.
Per un’analisi delle parole delle due professioniste ci si affida al parere del dott. Andrea Mazzeo, medico chirurgo, specialista in Psichiatria, anch’egli collaboratore dell’associazione Movimentiamoci.
Entrando nello specifico la dott.ssa Favaro ritiene che un tale omicidio – suicidio sottendono una situazione, un vissuto di una persona che commette una cosa così grave perché non vede nessuna via di uscita. Questa situazione viene chiamata in psichiatria una ‘visione a tunnel’ nel senso che una persona vede la sua vita senza una possibilità di soluzione, senza una possibilità di ricevere aiuto e include in questa visione catastrofica, diciamo, anche le persone amate, quindi anche le persone, i figli in questo caso e quindi l’idea di mettere fine alla propria vita va insieme anche all’idea di porre fine alla vita delle persone più amate”. Prosegue poi ipotizzando “un’idea delirante depressiva grave” alla base di fatti criminosi di tale portata.
Come sottolinea il dott. Mazzeo, e come appare a tutti coloro che si apprestano a sentire questa interpretazione, si intravede in questa lettura dei fatti, il tentativo di voler dare una giustificazione, sotto la forma di una ipotetica idea delirante depressiva grave, a un fatto criminoso che si caratterizza per estrema violenza fisica nei confronti delle vittime, addirittura inseguite per le stanze di casa mentre cercavano di sfuggire alla furia omicida del padre.
Come sottolinea il dott. Mazzeo, tale lettura dei fatti si perde in una generica teorizzazione, poco aderente al caso concreto, che andrebbe invece letto nei termini della violenza patriarcale, che comporta il diritto di vita e di morte su moglie e figli.
Invece la dott.ssa Spelpoj nel redigere una valutazione tecnica su di un articolo di stampa pubblicato in data 22/12/2020 dal quotidiano online Corriere del Veneto, scrive virgolettato:
1) «Sappiamo come andò la separazione con la moglie?»
«… capire come andò la separazione, la madre, per caso, ha costruito una figura negativa attorno al padre? …»
È indubbio che tali frasi, sopra riportate in grassetto, così come la seconda evidenziata in grassetto nel suddetto articolo (la madre, per caso, ha costruito una figura negativa attorno al padre?), entrambe virgolettate e quindi attribuite dalla giornalista Gloria Bertasi alla D.ssa Slepoj, da lei intervistata, sono lesive della dignità e onorabilità della sig.raCalzarotto e per alcuni aspetti diffamatorie.
Come osserva il dott. Mazzeo leggendo la frase n. 1 il lettore è portato a figurarsi l’idea che l’efferato omicidio dei due ragazzi a opera del padre possa essere in qualche modo correlato alla separazione coniugale e pertanto ad assegnare una qualche responsabilità alla sig.ra Calzarotto per via della separazione coniugale stessa.
Con la frase n. 2, oltre a reiterare il concetto che la separazione coniugale possa essere in qualche modo correlata all’omicidio, così rafforzandolo e inducendo nel lettore quasi la convinzione della correlazione tra i due eventi (la separazione coniugale e l’omicidio dei figli da parte del padre), la D.ssa Slepoj, intervistata dalla giornalista Gloria Bertasi, insinua nel lettore il dubbio che la madre possa aver “costruito una figura negativa attorno al padre”.
Fatto, quest’ultimo, estremamente grave poiché, dice il dott. Mazzeo, tende a insinuare il dubbio della colpevolezza della sig.ra Calzarotto per il fatto criminoso messo in atto dal padre dei due ragazzi, in maniera lucida e crudele.
Il dott. Mazzeo rileva come tale colpevolizzazione la sig.ra Calzarotto si porterà dietro per sempre, venendo additata quale corresponsabile dell’omicidio dei figli, sulla base di un dubbio insinuato da una nota professionista psicologa, perciò stesso autorevole, intervistata da un prestigioso quotidiano online che ha un’ampia diffusione, di livello nazionale.
Sotto un diverso profilo, sia l’articolo sia l’intervista mostrano un intento mirante ad attenuare la responsabilità dell’autore del reato chiamando in causa una qualche responsabilità delle vittime.
Difatti la frase “Sappiamo come andò la separazione con la moglie?”, poi reiterata, “capire come andò la separazione” portano il lettore a farsi l’idea che una qualche peculiare modalità di andamento della separazione coniugale possa in qualche modo giustificare, per così dire, il fatto criminoso.
Così la frase della giornalista “(un’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che sabato sera i tre avessero litigato, ndr)” sembra quasi voler far passare l’idea che un litigio tra il padre e i figli, che del resto può accadere con figli adolescenti, possa in qualche modo rappresentare un’attenuante del figlicidio.
E’ di tutta evidenza che sia la giornalista sia la psichiatra e la psicoterapeuta intervistate si sono affidate a ricostruzioni fantasiose, molto discutibili sul piano deontologico, lesive della dignità e onorabilità di donna e madre e per alcuni aspetti diffamatorie.
Perché si è voluto scrivere questa lunga lettera? Perché si vuole urlare come talvolta il SILENZIO
da parte dei giornalisti, che dovrebbero solo riportare fatti senza commenti,
da parte degli esperti, laddove non autorizzati dai diretti interessati e ignari dei fatti,
è il miglior atteggiamento da tenere, anche laddove chiamati a commentare certi eventi.
Avv. Stefania Carollo
per conto di Movimentiamoci Vicenza