Vicenza, 2 ottobre 2020 – Oramai è evidente: l’amministrazione comunale di Vicenza vorrebbe chiudere Porto Burci perché “covo” delle opposizioni con la scusa che lo stabile dell’ex scuola materna serva all’Università. Si dice negli ambienti di sala bernarda (sala del consiglio comunale) che ad alcuni esponenti di destra-destra abbia dato molto fastidio l’evento dedicato a fine luglio alla “Pastasciutta Antifascista” organizzata dall’ANPI con le associazioni. Per questi esponenti della destra-destra vicentina verso la realtà di Porto Burci cova un sentimento di invidia perché il centro culturale in cui ha sede una cooperativa sociale e pure dei circoli ARCI, funziona molto bene: è un centro molto florido dov si fa musica e arte ma che ha anche un ruolo sociale verso i giovani della città.
Del caso si parla oramai da una settimana e oggi sulla stampa locale i vertici della Fondazione vicentina per gli studi universitari affermano che la sede dell’ex scuola materna in realtà non è indispensabile al loro scopo e mai hanno chiesto in modo specifico quello spazio. L’iniziativa quindi è dell’amministrazione comunale dove lo zampino di qualcuno di destra-destra pare prevalere sulla maggioranza di centro-destra.
Centro-destra, destra-destra, centro-sinistra, sinistra-sinistra … e il centro? … c’è da impazzire!
Lineanews.it pensa che ovunque ci sia cultura e socialità e venga rispettata la legalità, ebbene queste realtà debbano essere coltivate e rafforzate e appoggiate al di là delle appartenenze politiche. Semmai si chiedano coloro che pensano di essere di destra perché a Vicenza non esista un circolo culturale così florido di destra: forse perché la città è medaglia d’oro per la Resistenza?
Ecco la nota del consigliere regionale vicentino Giacomo Possamai (mister preferenze) dal titolo “Perché proprio Porto Burci?”
“Ho aspettato ad intervenire su quanto sta capitando a Porto Burci per due ragioni.
La prima è molto semplice: si tratta di una questione a cui sono particolarmente legato, perché è una delle scelte di cui vado più orgoglioso del mandato amministrativo in cui ho avuto la fortuna di seguire la delega alle Politiche Giovanili.
Tramite quel bando abbiamo ridato vita ad un angolo di città, dando una “casa” ad associazioni e realtà che hanno creato un vero e proprio centro culturale oggi frequentatissimo.
La seconda è che prima di intervenire volevo capire che cosa fosse successo nei rapporti tra Comune e Fondazione Studi Universitari, anche qui per un motivo molto semplice: già verso la fine dello scorso mandato amministrativo la Fondazione aveva espresso l’interesse ad aprire un Centro per l’Innovazione per il Trasferimento Tecnologico in città, una notizia assolutamente positiva per la città e da portare avanti con decisione. E la Fondazione in quell’occasione aveva fatto la richiesta di uno spazio, inserendo anche l’opzione di Porto Burci: gli spiegammo che per Porto Burci c’era già l’idea di destinarlo a centro culturale e ci risposero che non c’era nessun problema, bastava riuscire ad individuare uno spazio idoneo e non distante dall’università.
Esattamente la stessa opinione espressa dal Presidente di Fondazione Studi Universitari Mario Carraro, che oggi sul Giornale di Vicenza dice a chiare lettere: “Porto Burci per noi sarebbe idoneo ma non abbiamo richiesto quello spazio specifico. Se c’è un’alternativa siamo pronti alla valutazione”. Ma c’è un particolare in più che si legge nell’articolo: “Il Comune ha così lanciato l’idea di sfruttare l’ex scuola Burci, oggi in gestione a Legambiente e altre associazioni, che dal 2018 ad oggi hanno trasformato lo stabile in un polo culturale e ricreativo”.
Da ciò, quindi, emerge una questione che merita attenzione e sulla quale deve essere fatta chiarezza.
Da una parte infatti la Fondazione Studi Universitari non ha mai esplicitamente chiesto gli spazi di Porto Burci e, viceversa, il Comune ha offerto quella sede, nonostante sia oggi uno degli spazi culturali più vivaci della città. E nonostante, per dirla con un eufemismo, gli spazi vuoti in cui inserire un’attività come il CITT a Vicenza non manchino di certo.
A questa domanda, pertanto, l’Amministrazione deve dare una risposta precisa: perché proprio Porto Burci? Per quale motivo si ritiene che la soluzione migliore sia sfrattare un centro culturale invece che restituire vita ad uno spazio vuoto e abbandonato?
Aggiungo un altro elemento: la questione dell’Università a Vicenza è un tema serio, perché è uno dei pochissimi volani di sviluppo che sono rimasti alla nostra città. Vicenza da “città con l’università” può trasformarsi in “città universitaria”, ma serve un pensiero sul fronte urbanistico perché sono tantissime le questioni aperte: il CITT, la mensa, gli studentati, il ripensamento degli spazi con l’apertura del secondo stralcio.
Di questo vale la pena di parlare, se vogliamo veramente pensare al futuro dell’Università a Vicenza”.
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