Finanziamenti pubblici a tv private venete – Rampazzo e Atalmi (Slc Cgil Veneto): “Servano per pluralismo e professionalità dell’ informazione”

Finanziamenti pubblici a tv private venete – Rampazzo e Atalmi (Slc Cgil Veneto): “Servano per pluralismo e professionalità dell’ informazione”

Venezia Mestre, 13 gennaio 2022 – Riceviamo e pubblichiamo questa nota della SLC Cgil del Veneto sulla notizia dei giorni scorsi riguardante la “pioggia” di contributi della Regione del Veneto (ma poi ci sono anche quelli della Presidenza del Consiglio dei Ministri) ai media locali soprattutto alle tv locali per “l’adeguamento tecnologico”. Alcuni giornalisti (della carta stampata) hanno puntato il dito su questo fatto, interpretando i contributi come un escamotage della politica per mettere a tacere voci scomode e tenere in scacco le redazioni. Certo, c’è questo rischio, ne siamo convinti perché la politica è fatta così.
In un momento difficile come gli anni che stiamo vivendo queste risorse invece sono ossigeno e lo ribadiscono anche due sindacalisti ai vertici regionali come Nicoletta Rampazzo (responsabile emittenza Slc Cgil Veneto) e Nicola Atalmi (segretario generale Slc Cgil Veneto): si tratta di risorse necessarie per sostenere le aziende editoriali che ora hanno il dovere di migliorare le condizioni lavorative dei loro dipendenti, oltre a garantire un’informazione di qualità. E le due cose di solito coincidono.

LA CRISI DELL’EDITORIA IN VENETO E’ BEN PRESENTE
La crisi c’è: la raccolta pubblicitaria dei media privati è in difficoltà per la pandemia. Alcune piccole realtà editoriali (piccoli giornali e riviste, radio provinciali …) sono saltate o stanno per farlo. E il sottoscritto ne sa molto perché negli ultimi 5 anni ha vissuto due crisi sulla sua pelle!

LA PLURALITA’ D’INFORMAZIONE IN VENETO NON C’E’: SOLO OLIGOPOLIO
L’unica puntualizzazione che mi sento di fare riguarda la pluralità: per capire se in Veneto e nel resto del Triveneto l’informazione locale sia pervasa dal pluralismo bisogna fare i conti provincia per provincia. Quanti sono i mezzi che fanno informazione davvero? quanti dedicano risorse per realizzare “inchieste vere” (che alla fine danno sempre fastidio a qualche lobby, ma aiutano a garantire la legalità) al di sopra delle parti perché il loro editore non è controllato da un potentato economico-politico?

IL DECLINO DELLA RADIOFONIA LOCALE
Ricordo che per quanto riguarda le radio locali negli anni ’90 solo in provincia di Vicenza ve n’erano 25 e oggi se ne contano tre. Le riforme dell’editoria (come la legge Mammì e successive) con l’intento di fare “ordine” nel mercato e nelle frequenze hanno portato ad un depauperamento della proposta informativa e nel contempo non mi risulta che ci sia stato un incremento e miglioramento dell’occupazione così sensibile, anzi. E nemmeno un riordino delle FM. Per fortuna oggi c’è l’alternativa del web (e radio web come Radio Baccalà).
Ricordo che questa agenzia (Linea News) ha chiuso l’attività di distribuzione quotidiana dei GR per le radio locali del Veneto nel 2009-2010 per l’implosione del mercato … ci siamo dedicati ad altro e poi nel 2014 il sottoscritto da solo ha aperto questo blog on line di informazione giornalistica, che ora è collegato a un canale youtube e ad alcuni prodotti giornalistici in podcasting. Oltre ai soliti socialnetwork che servono per promuovere il lavoro.

NOI DI LINEANEWS.IT PUNTIAMO ALLE INCHIESTE
C’è molto da lavorare per un’informazione davvero libera anche in Veneto. Noi di Lineanews.it non ci accontentiamo di un pluralismo qualsiasi per questo il nostro modello e progetto è quello del giornalismo d’inchiesta che facciamo fatica a far decollare per mancanza di clienti … e qui si fa sentire un problema culturale di fondo.

UNA MANCANZA CULTURALE NEL TRIVENETO
Nel Triveneto e in Veneto manca una cultura dell’informazione che nasca da una imprenditorialità vocata all’editoria in via esclusiva (che peraltro manca in tutta la Penisola). Eppure delle agenzie di produzione giornalistica multimediale possono avere spazio anche nel mercato regionale.

IL VENETO NON E’ POLO DI PRODUZIONE CULTURALE
La cosa ancora più grave sulla quale bisognerebbe lavorare tutti insieme (parti sociali, terzo settore, mondo bancario, politica e amministrazioni locali e regionali, mondo ecclesiastico, le associazioni culturali, le Fondazioni …) è la costituzione di un polo e/o rete di produzione culturale che sia in grado di fare da contro-altare alle realtà di Roma, Milano, Torino, Firenze e Napoli … Il Nordest non è pervenuto sullo scacchiere culturale nazionale ed europeo. Vi ricordate il progetto di Marghera nuova Cinecittà del Veneto della buonanima Nereo Laroni presidente della commissione cultura di Palazzo Ferro Fini (Consiglio Regionale del Veneto) spalleggiato dall’ex vicepresidente della Regione Marino Zorzato? Ebbene un tentativo fallito, perché in Veneto non c’è una rete di aziende, artigiani e maestranze per l’industria del cinema. Per portare a termine quel progetto ci vorrebbero anni, scuole, formazione, attrattori di risorse, progettazione a lungo termine. Sarebbe un discorso lungo. In sintesi un polo di produzione culturale non è una rete di musei e nemmeno un teatro da solo (che spesso in Veneto comunque produce spettacoli): è una filiera e/o un distretto produttivo con mestieri riconosciuti dal tessuto sociale locale e territoriale. Gli operatori sono ancora troppo rari.

E infine una domanda: perché le risorse pubbliche vanno sempre e solo ai media tradizionali? Perché se vuoi mettere in piedi una start up nel campo dell’editoria on line (e siete un gruppo di giornalisti con esperienza, cinquantenni che già hanno gestito un’agenzia di stampa) non trovi alcuno disposto a finanziarti? Se avessimo un po’ di risorse qui in agenzia avremmo lavoro per almeno tre colleghi, più due operatori multimediali a tempo pieno. Poi ci sarebbero progetti temporanei, e i collaboratori … non certo sfruttati: non farei agli altri quello che hanno fatto a me in 30 anni di co.co.co. e di lavoro da dipendente cammuffato da lavoro libero professionale!
C’è tanto da fare nell’editoria regionale per un0informazione libera, rispettosa dei lettori/ascoltatori, e di tutti (TUTTI) i lavoratori: è un mondo così complesso, ramificato e “rarefatto” (a volte nascosto dietro le quinte) che le persone non capiscono cosa fai quando gli dici che lavori come giornalista per un’agenzia di stampa che si occupa di contenuti di informazione per altri media. E’ la cartina al tornasole della mancanza di cultura e sensibilità verso questa nostra realtà lavorativa.
Il tempo delle lamentele è finito: ora l’analisi e il progetto, poi l’azione! Molto presto.

E dopo questo “pippone” del direttore (ma ne parleremo in modo più ordinato anche su Radio Baccalà che è prodotto di Linea News) ecco la nota di Rampazzo e Atalmi che la loro parte la fanno!

La nota di Nicoletta Rampazzo (responsabile emittenza Slc Cgil Veneto), Nicola Atalmi (segretario generale Slc Cgil Veneto)

«Nei primi giorni dell’anno hanno colpito sugli organi di informazione le notizie delle ingenti risorse pubbliche destinate al sistema delle televisioni locali per sostenere i maggiori costi determinati dalla introduzione delle nuove tecnologie. 5 milioni e mezzo di euro dallo Stato, a cui si sono aggiunti 2 milioni di un bando regionale, per sostenere appunto il cambio di tecnologia e la riprogrammazione dei canali, necessari alla riorganizzazione delle frequenze televisive», affermano in una nota diffusa oggi i sindacalisti Nicoletta Rampazzo e Nicola Atalmi.

«Siamo convinti sostenitori dell’importanza del sistema televisivo locale – continuano il segretario generale e la responsabile dell’emittenza SLC Cgil Veneto -, sia come strumento di pluralismo dell’informazione e di attenzione al territorio, sia come motore di sviluppo locale».

«Ci auguriamo che queste risorse siano utilizzate dagli editori veneti per migliorare la qualità della nostra informazione locale, la sua indipendenza e il suo pluralismo – concludono -, ma chiediamo anche che ciò si traduca in un miglioramento delle condizioni di lavoro nel settore, che si raggiungerà solo premiando e riconoscendo la professionalità e superando la precarietà».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.