Vicenza, 4 ottobre 2020 – Miniere di cristalli liquidi in Svezia e fabbriche autogestite in Argentina, pescatrici delle Mauritius ed essiccatori di pesce in Senegal, ingegneri iraniani che sognano Berlino e giovani greci in perenne attesa di un futuro. E ancora, viticoltori macedoni tra le colline del Barolo e tassisti somali a Brooklyn, severi censori arabi e creativi giapponesi femministi.
I mille volti del lavoro contemporaneo sono al centro dei 59 film in concorso nella quinta edizione di Working Title Film Festival – festival del cinema del lavoro. Un’edizione interamente online, dal 1° al 15 ottobre, per un evento che si conferma punto di riferimento in Italia per intercettare il meglio della produzione audiovisiva indipendente che racconta le storie e i luoghi del lavoro.
«Siamo arrivati alla quinta edizione: un traguardo non così scontato per un festival cinematografico indipendente, partito dal basso, senza supporti istituzionali di rilievo – commenta la direttrice artistica di Working Title Film Festival Marina Resta –. La formula online è una scelta in parte obbligata dall’emergenza sanitaria che purtroppo perdura, ma è tutt’altro che un ripiego: al contrario, è un’opportunità che vogliamo cogliere per allargare la selezione del festival, mantenendo un’alta qualità della proposta, e per raggiungere un pubblico globale. Durante il lockdown abbiamo guardato il mondo che si fermava dalla finestra di casa e da quelle virtuali dei nostri dispositivi elettronici. Ora vogliamo spalancare una finestra globale sul lavoro per esplorarne racconti inediti, spazi invisibili, luoghi lontani, lotte e passioni implacabili».
Working Title Film Festival 5 è promosso dall’associazione Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale – LIES, con il contributo della Fondazione Monte di Pietà di Vicenza, Cgil, Cisl e Uil Vicenza, il patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Vicenza e la partnership tecnica della Scuola Superiore Mediatori Linguistici Vicenza – FUSP.
Festival in streaming
Le proiezioni avverranno sulla piattaforma di streaming all’indirizzo stream.workingtitlefilmfestival.it, fornita dalla società canadese CineSend, specializzata in servizi di storage in ambito audiovisivo.
Sul sito www.workingtitlefilmfestival.it sono già aperte le vendite degli abbonamenti. Tre le formule tra cui scegliere: Easy (al prezzo di 20 euro), Fan (50 euro) e Lover (100 euro). Ognuno dei tre abbonamenti permetterà di guardare tutti i film in concorso, dal 1° al 15 ottobre 2020. Ciascuno può decidere liberamente di supportare il festival in base alle proprie possibilità.
Ogni possessore di un account può effettuare la visione in streaming nel giorno e nell’orario che preferisce. La visione sarà disponibile da tutto il mondo – con l’eccezione di poche opere che, a causa di particolari accordi con i distributori, si potranno fruire solo in Italia. Gli spettatori potranno guardare tutti i film in lingua originale, scegliendo tra i sottotitoli in italiano e in inglese. Anche il catalogo – consultabile a questo link e curato come tutta l’identità grafica da Andrea Xausa – è interamente bilingue.
Cinema del lavoro: i festival europei in rete
Oltre ai film in concorso, il programma di WTFF5 è arricchito da altre iniziative. All’interno della piattaforma stream.workingtitlefilmfestival.it e sui canali Facebook e Instagram si susseguiranno video-presentazioni dei registi e Q&A.
Mercoledì 7 ottobre alle ore 18, sempre in diretta web, si terrà la conferenza “Working Europe. Nuove tendenze del cinema sul lavoro”, per riflettere sulla rinnovata attenzione del cinema rispetto al tema del lavoro e sui nuovi linguaggi che lo rappresentano. Ne discuteranno gli organizzatori di quattro festival europei nati negli ultimi anni, affini per sensibilità e tematiche: Itxaso Diaz, direttrice artistica di LAN Festival audiovisual obrero di Bilbao (Spagna), Talat Bhat, direttore artistico di Arbetar Film Festivalen – Nordic Labor Film Festival di Malmö (Svezia), Maite Peltier, direttrice artistica di Filmer le travail di Poitiers (Francia), e Marina Resta, direttrice artistica di Working Title Film Festival.
Gli eventi online saranno fruibili alla platea internazionale grazie all’interpretariato a cura di Giulia Galvan, coadiuvata dagli studenti della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Vicenza – FUSP. Lo stesso team che si è cimentato nella traduzione dei sottotitoli dei film in concorso.
Sezioni di concorso, anteprime e giurie
Sono 59 i film in concorso, 40 i Paesi rappresentati, 7 le anteprime mondiali, 4 le europee e 23 le italiane, 20 i lavori a regia femminile e 14 le opere prime. Cinema della realtà, film di finzione, animazione, film saggio, mockumentary convivono in 4 sezioni di concorso internazionale.
La sezione LUNGHI conta 14 film di durata uguale o maggiore di 40 minuti: Cowboy Makedonski di Fabio Ferrero (Italia, Macedonia del Nord, 2018), Derrière les volets / Behind The Shutters di Messaline Raverdy (Belgio, 2018), Do You Think God Loves Immigrant Kids, Mom? di Rena Lusin Bitmez (Turchia, 89’), En busca del Óscar / Searching For Oscar di Octavio Guerra Quevedo (Spagna 72’), Lacustre di Paolo Zuñiga (Messico, 2019), Las hermanas de Rocinante di Alexandra Kaufmann (Germania, Svizzera, 2019), Les Heures heureuses / Our Lucky Hours di Martine Deyres (Francia, Svizzera, Belgio, 2019), Lyari – Survival Of The Fringes di Luc Bellon (Francia, 2020, anteprima mondiale), Malacqua di Giuseppe Crudele (Italia, 2019), Poisson d’or, poisson africain / Golden Fish, African Fish di Thomas Grand e Moussa Diop (Senegal, 2018), Sisterhood di Takashi Nishihara (Giappone, 2019), Still-Lifes di Filippo Ticozzi (Italia, 2020), Theo’s Formula di Nikolay Vassilev (Bulgaria, 74’) e Underground Ballet di Lina Chaplin (Israele, 53’).
In concorso nella sezione CORTI+ ci sono 16 film di durata compresa tra 20 e 40 minuti: A fuego lento / Slow Burn di Miguel Sánchez García (Spagna, 2019), Cum inalti un zmeu? / How To Fly A Kite? di Gábor Loránd (Romania, 2018), Da Yie di Anthony Nti (Ghana, Belgio, 2019), Dar Haman Otagh / In The Same Room di Mohammad Pourriahi (Iran, 2019, anteprima mondiale), For your sake di Ronja Hemm (Germania, 2019), Fortissimo di Janine Piguet (Svizzera, 2019), Harbor di Paul Marques Duarte (Francia, 2018), Hawaii di Jordi Capdevila (Spagna, 2019), Henet Ward di Morad Mostafa (Egitto, 2020), Lugar Algum / No Place di Gabriel Amaral (Brasile, 2019), Mezzo forte! di Eugen Dediu (Romania, 2019), O último fecha a porta / The Last One Out Turns Off The Lights di Claire Roggan (Germania, 2020, anteprima mondiale), Raheel di Ayat Asadi Rahbar (Iran, 2018), Selkinchek / The Swing di Samara Sagnybaeva (Kirghizistan, 2019), Waithood di Louisiana Mees Fongang (Belgio, Grecia, 2019) e We Came Here To Make God di Debankon Singh Solanky (India, 2019).
La sezione CORTI ospita 18 cortometraggi al di sotto dei 20 minuti di durata: Anche gli uomini hanno fame / Men Are Hungry Too di Francesco Lorusso, Gabriele Licchelli e Andrea Settembrini (Italia, 2019), Anna di Dekel Berenson (Regno Unito, Ucraina, Israele, 2019), Ashmina, anch’esso di Dekel Berenson (Regno Unito, Nepal, 2018), Backwards di Marco Augelli (Regno Unito, 2020), Brooklyn Park di Nikola Duravcevic (USA, 2019), Da-Dzma / A Sister And A Brother di Jaro Minne (Georgia, Belgio, 2019), Despre ce naiba sa scriu? / What The Heck Should I Write About? di Matei Monoranu (Romania, 2019), For A Fistful Of Masks di Michele Galeotto (Hong Kong, 2020, anteprima mondiale), Fyrvaktaren / Bathtub By The Sea di Ole-André Ronneberg (Norvegia, 2019), Genericamente di Giulio Neglia (Italia, 2019), Guerra, tiza, tiempo – Ausencias Recuperadas / War, Chalk, Time – Recovered Absences di Philippine Sellam (Argentina, 2019), Handarbeit / Cover Up di Marie-Amélie Steul (Germania, 2019), Of Not Such Great Importance di Benjamin Deboosere (Belgio, Messico, 2019), Prunelle / The Apple Of My Eye di François Szabowski (Francia, 2020), Spoon di Victor Velasco (USA, 2019), Tahiti di Latifa Said (Algeria, 2018), The Depth Beneath, The Height Above di Andrea Bordoli (Svizzera, Regno Unito, 2019) e Tick di Fabienne Prieß e Levin Tamoj (Germania, 2019).
EXTRAWORKS è la sezione che per il terzo anno consecutivo Working Title Film Festival dedica al cinema sperimentale, ibrido e alla video arte, senza limiti di durata. Ne fanno parte 11 film: Density Of Air di Sooin Cho (Corea del Sud, 2020), Deszcz / Rain di Piotr Milczarek (Polonia, 2019), Liquid Crystal Effects di Timo Menke (Svezia, 2019), Recitative di Shir Handelsman (Israele, 2019), Sec Rouge di Kate Tessa Lee e Tom Schön (Germania, 2018), Since We Are Here di Mercedes Azpilicueta, Jacco van Uden e Céline Berger (Paesi Bassi, Germania, 2019), Sponsored By Lebanon di Ashraf Mtaweh (Libano, 2019, anteprima mondiale), Var-hami di Ilaria Pezone (Italia, 2020, anteprima mondiale), Waiting Working Hours di Ben De Raes (Belgio, 2019), Watna di Lorenzo Casali e Micol Roubini (Paesi Bassi, Italia, 2018) e Yötyön Zen / They Go Gently Into That Night Work di Soile Mottisenkangas (Finlandia, 2020, anteprima mondiale).
Le giurie
Ogni sezione di concorso ha una giuria formata da una coppia di giurati: nel complesso ne fanno parte 5 donne e 3 uomini. La giuria Lunghi è formata da Gaia Formenti e Pierfrancesco Li Donni. La giuria Corti+ è formata da Francesca Bertin e Thanos Psichogios. La giuria Corti è formata da Hannah Weissenborn e Sorayos Prapapan. La giuria Extraworks è formata da Maite Abella e Perla Sardella. A queste si aggiunge la Giuria Giovani internazionale – un progetto in collaborazione con Erasmus+ Virtual Exchange: formata da 16 studenti e neolaureati in cinema e materie artistiche, assegnerà un premio speciale al miglior film tra quelli che affrontano le tematiche del lavoro giovanile e infantile.
Working Title Film Festival nasce a Vicenza nel 2016 per dare spazio al meglio della produzione audiovisiva indipendente che racconta con sguardi e linguaggi originali il mondo del lavoro e i molteplici temi che con esso si intrecciano. LIES – Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale è un’associazione di promozione sociale che dal 2011 progetta e realizza occasioni di inchiesta sociale.
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