Venezia, 22 dicembre 2020 – Nessuna emergenza può comprimere il dovere di informare e il diritto di essere informati sancito dall’articolo 21 della Costituzione. Basta con i bavagli delle querele temerarie, basta con le minacce di denuncia spesso annunciate in conferenza stampa come monito generale.
«Le colleghe e i colleghi non saranno soli in tribunale. La Fnsi e il Sindacato giornalisti Veneto – hanno detto il presidente Giuseppe Giulietti e la segretaria regionale Monica Andolfatto – si costituiranno parte civile con il consenso degli interessati, lo sappia chi vuole comprimere il diritto di cronaca. Si tratta di un impegno concordato con il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. La tutela legale sarà collettiva e non è un meccanismo corporativistico, perché la minaccia di querela non è contro il cronista, bensì contro la comunità colpita nel suo diritto di essere correttamente e compiutamente informata.
Ai nostri avvocati chiederemo di verificare la possibilità giuridica di agire in maniera immediata con una controquerela per calunnia e inoltre chiederemo al ministero di intervenire per una maggiore e doverosa trasparenza informativa nelle realtà sanitarie. Mentre al Parlamento diciamo che è una vergogna trasversale l’ennesimo affondamento della norma che si prefigge di imporre al querelante in sede civile di pagare almeno metà della cifra richiesta come risarcimento al giornalista qualora si provi l’insussistenza della denuncia».
CONTRASTARE OGNI VIRUS
In tempo di pandemia oltre al virus della censura, va contrastato anche il virus dell’intolleranza, qualsiasi esso sia e qualsiasi obiettivo individui: solidarietà tanto ai cronisti che finiscono nel mirino perché fanno il loro mestiere, tanto ai presidenti di Regione, come Luca Zaia, oggetto di gravi intimidazioni da parte dei negazionisti, tanto agli operatori ospedalieri che rischiano il posto se osano parlare con la stampa. Si deve capire che l’informazione non è parte del problema, bensì parte della soluzione, che è un patrimonio irrinunciabile della società democratica, come più volte ha ribadito il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ricercare la verità non è reato. Lo deve capire anche chi manifesta per negare l’evidenza e che si scaglia contro i giornalisti: l’episodio più recente a Belluno ai danni della collega Tiziana Bolognani di Antennatre.
MESSAGGIO FORTE
Questo il messaggio chiaro e forte lanciato ieri mattina, lunedì 21 dicembre, da Venezia, dove davanti a Palazzo Labia, sede della Rai, si è tenuto il presidio per la libertà di stampa organizzato da Fnsi e Sgv.
Una iniziativa, cui ha aderito anche l’Usigrai, per solidarizzare con giornaliste e giornalisti impegnati sul fronte veneto del Covid che nei giorni scorsi sono stati destinatari di “avvisi” di querele e di esposti in Procura per “procurato allarme”.
È il caso del servizio del Tgr Rai del Veneto che ha documentato la grave situazione di un ospedale veronese a firma di Matteo Mohorovicich. È il caso del servizio di OggiTreviso sull’ospedale di Montebelluna dove poi sono arrivati gli ispettori del ministero della Salute a firma della direttrice responsabile Ingrid Feltrin. È il caso del servizio de L’Arena di Verona sulle condizioni di lavoro in una Rsa, a firma di Alessandra Vaccari. Entrambe presenti al flash-mob insieme anche al cdr del Tgr, composto da Elena Chemello, Paolo Colombatti e Andrea Rossini, al presidente della Unione giornalisti pensionati del Veneto, Pietro Ruo e del consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Maurizio Paglialunga.
L’ARTICOLO 21 NON È COMMISSARIABILE
«Io sono tra quelli che chiederanno di vaccinarsi. Il virus lo contrastiamo fisicamente e praticamente, siamo dalla parte degli operatori ospedalieri e di chi soffre: su questo non vi è incertezza alcuna. È un nostro dovere contrastare attraverso l’informazione rigorosa, seria, lontana da ogni negazionismo, da ogni demagogia.
Quando sento dire – continua Giulietti – che il virus dei negazionisti insultano Zaia, a me non interessa il colore politico di chi viene aggredito, è una cosa intollerabile, è una cosa che vale per tutti, vale per i sindaci, vale per i poliziotti, vale per i giornalisti. Ieri è stata aggredita l’ennesima troupe a Ponte Milvio a Roma semplicemente perché tentava di documentare la violazione delle regole. Vi ricordo che Report è sotto il tiro continuo e permanente non solo delle querele bavaglio ma anche in Commissione vigilanza Rai affinché spenga i riflettori anche su ciò che non va. Ma il nostro dovere non è la propaganda, è illustrare con serietà anche ciò che non funziona sia dal punto di vista terapeutico che delle disposizioni ministeriali. Non c’è una informazione imbavagliata sotto i governi neanche nelle stagioni dell’emergenza.
Lo ripeto siamo solidali con chiunque venga aggredito: stanno crescendo le pressioni, le intimidazioni, le minacce in una stagione difficilissima. E siccome contrastiamo il virus della malattia noi non possiamo fare altro che contrastare il virus dei bavagli e delle censure. Gli avvertimento rivolti ai cronisti anche qui in Veneto, secondo me sono rivolti anche al personale medico e paramedico, ai delegati sindacali delle aziende sanitarie che non devono parlare, raccontare, testimoniare ciò che non va. L’articolo 21 non può essere messo tra parentesi neanche per il Covid, così come l’articolo sul diritto alla salute, sono articoli della Costituzione non commissariabili».
«Noi – ha aggiunto Andolfatto – diamo voce a soggetti cui quella voce vogliono togliere. A chi lavora in prima linea e vede con i propri occhi cosa sta succedendo nelle corsie degli ospedali, nelle case di riposo. Persone che rischiano il contagio e mettono a repentaglio il loro impiego se osano parlare. Possibile che ogni volta vengano attaccati i giornalisti e non il problema? L’emergenza purtroppo non l’ha inventata la stampa, così come il radicamento delle mafie anche nella nostra regione. Ma il copione è lo stesso: il problema sono i giornalisti che riportano le notizie».
(fonte: Sindacato Giornalisti del Veneto)
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