Dopo il successo dell’anteprima cittadina dello scorso 7 dicembre al Teatro Astra, “I TRE PORCELLINI. ROSA, ROSETTA E ROSMARINO”, la nuova produzione per l’infanzia firmata La Piccionaia Teatro Stabile di Innovazione sbarca in laguna. E lo fa per una prima nazionale davvero prestigiosa, al Teatro Goldoni di Venezia, domenica 4 gennaio (ore 16).
Con questo spettacolo, realizzato con il contributo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – spettacolo dal vivo e della Regione Veneto, Ketti Grunchi, nel duplice ruolo di autrice e regista, porta sulla scena una delle più celebri fiabe della tradizione di tutti i tempi, in una versione che ne mette in risalto i temi legati alla crescita e alla formazione della personalità. Un allestimento dedicato in particolare ai bambini dai 3 ai 7 anni, costruito su una drammaturgia che privilegia il linguaggio narrativo del corpo e della gestualità, diventando anche racconto sonoro con musiche, canzoni e rumori: suggestioni emozionali attraverso cui esplorare il concetto di pericolo e, di contro, quello di casa come luogo sicuro, protettivo e resistente alle avversità. E le parole? “Solo quelle che servono – spiega l’autrice – come nella ricetta di un delizioso pane speziato”.
Ketti Grunchi si è avvalsa in fase progettuale della collaborazione di Bruno Cappagli (regista e attore della compagnia teatrale La Baracca di Bologna) e Miriam Barini (attrice di Nautai Teatro) ed ha affidato aYurij Pevere la creazione delle scenografie e il disegno delle luci. Sul palco, Aurora Candelli, Elia Zanella e Francesca Marchiani, tre giovani attori provenienti da “Fabbricateatro”, il progetto di formazione de La Piccionaia curato dalla stessa Grunchi, nato con l’obiettivo di promuovere la cultura e l’innovazione teatrale e con l’ambizione di coltivare una nuova generazione di attori. Nei panni dei tre porcellini, gli interpreti ci condurranno con loro fuori della grande casa paterna e ci accompagneranno in mezzo alla foresta; insieme a loro costruiremo le loro tre case… e cosa ne sarà di quel lupo cattivo che soffia a pieni polmoni per far volare le case e mangiarsi i porcellini? Forse sarà solo un essere stanco e vecchio, goloso di mele, pane… e miele!
Una rilettura originale di una vicenda – quella dei tre fratelli che devono lasciare la casa d’origine a avventurarsi nel bosco, affrontando un sentiero pieno di incognite, in una foresta popolata di esseri fantastici e di strane creature – comune a molte fiabe della tradizione. “Non è un caso – commenta Ketti Grunchi -. Le fiabe sono uno strumento fondamentale nella crescita: servono ad allenarsi alla vita, a superare gli ostacoli, ad avere coraggio, a perdersi e a ritrovarsi, e a sconfiggere esseri fantastici che si possono vedere solo nei sogni. Ma anche a saper far da soli. Ci si immedesima degli eroi e nel frattempo si diventa grandi. Per questo amo la fiaba, perché è un genere primordiale, luogo di metamorfosi e trasformazione, riconducibile a generi antichissimi: il mito, la saga, la leggenda che, correndo di bocca in bocca tra i contadini seduti attorno al fuoco, si trasformano in scrittura attraversando la storia dell’umanità”.