Siccità: anche l’inceneritore di Fusina prosciuga il Brenta

Siccità: anche l’inceneritore di Fusina prosciuga il Brenta

Venezia, 28 luglio 2022 – L’effetto devastante dei cambiamenti climatici è sotto gli occhi di tutti: la siccità estrema e prolungata che stiamo osservando anche nel nostro territorio è una conferma inequivocabile.
Lungo il naviglio Brenta è stata addirittura sospesa la navigazione perchè il livello idrometrico è troppo basso; a Dolo, Fieso e Stra non si è mai vista una situazione del genere. Ma tra le cause ci sono anche le derivazioni per uso industriale, come quella funzionale all’inceneritore di Fusina che succhia centinaia di migliaia di metri cubi all’anno, già più di quanto dichiarato in fase di Valutazione di Impatto Ambientale.

Gli inceneritori sono tra gli impianti nemici del clima e dell’ambiente al pari di tutte le altre attività estrattive e di trasformazione che comportano il consumo di grandi quantità di combustibili fossili, oltre che di materie prime e sostanze chimiche. Per di più gli inceneritori, così come le centrali nucleari o a carbone, hanno bisogno di moltissima acqua per funzionare, e dunque il loro impatto sull’ambiente si moltiplica soprattutto in situazioni di criticità come quella che stiamo vivendo.

Un rischio già denunciato dai comitati in sede di valutazione di impatto ambientale: “Avevamo già messo in guardia sul fatto che la valutazione dell’impianto di Veritas-Ecoprogetto avrebbe dovuto tenere conto del suo impatto sul clima, e viceversa delle conseguenze del cambiamento climatico sul suo funzionamento – affermano gli esponenti del Coordinamento No Inceneritore – Ma come al solito la Regione ha ignorato le nostre osservazioni e ora la realtà dei fatti ci dà ragione. Infatti a Padova siamo prossimi alla chiusura dell’inceneritore gestito da Hestambiente proprio per carenza idrica, per quello di Fusina probabilmente è solo questione di tempo. Il risultato è che i rifiuti andranno a finire nella discarica di Sant’urbano, proprio quello che si diceva di voler evitare. Un pessimo risultato il cui merito sta tutto nella insipienza e nell’inadeguatezza di chi prende decisioni così importanti”.
‼️Ma non basta, perchè infatti dalla Relazione Tecnica redatta da Ecoprogetto in riferimento alla gestione per l’anno 2021, emerge che l’inceneritore di Fusina consuma più acqua del previsto: “In fase di VIA era stato dichiarato che l’intero Polo tecnologico comprensivo di 3 linee di incenerimento alla massima capacità produttiva, avrebbe consumato 261.614 mc/anno di acqua dolce derivata dal Naviglio Brenta e 29.950 mc/anno di acqua da acquedotto. Nel 2021 è entrato in funzione il primo forno (L1) quasi al massimo della sua capacità, mentre le linee di trattamento del CSS hanno lavorato al 62%, eppure il consumo di acqua derivata dal fiume è pari al 99% del massimo dichiarato (259.727 mc), mentre per quanto riguarda l’uso di acqua potabile siamo addirittura al 102% (30.789 mc). Ciò significa che con 3 linee il consumo di acqua sarebbe ben superiore senza che questo impatto sia stato adeguatamente valutato”.


Infine i comitati sottolineano come l’utilizzo di un bene comune così prezioso come l’acqua dovrebbe essere quanto meno ripagato adeguatamente: “Da quanto risulta dalla documentazione in nostro possesso, nel 2018 Ecoprogetto Venezia (società detenuta per il 34% da soci privati della FINAM e per le restanti quote dal gruppo Veritas), ha derivato dal Naviglio circa 162.500 mc di acqua e ha pagato alla Regione Veneto 11.978 euro, praticamente 8 centesimi ogni 1000 litri. Di contro, nello stesso periodo una famiglia media ha pagato a Veritas una tariffa compresa tra 1,1 e 1,4 euro per ogni mc di acqua potabile, al netto degli oneri di sistema. Facile fare utili in questo modo”.
I comitati annunciano che stanno lavorando a un dossier sulla questione acqua e su diversi altri aspetti e anomalie riscontrati nella documentazione in loro possesso, non sono esclusi esposti alle autorità di controllo.

(Fonte: Mattia Donadel, referente del Coordinamento No inceneritore di Fusina)

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