Il coordinamento ecologista COVEPA parla della condizione del sottosuolo a ridosso delle scuderie Marzotto, dove negli anni ’60 si produssero alcuni derivati del fluoro. E accusa: «In valle dell’Agno c’è omertà»
Trissino (Vicenza), 24 ottobre 2020 – Alcuni giorni fa il Covepa, un coordinamento ecologista che di solito si occupa delle questioni legate alla Superstrada pedemontana veneta, ha preso una netta posizione rispetto allo stato di contaminazione che interesserebbe il sottosuolo nella parte vecchia di Trissino, nella parte sottostante le vecchie scuderie di villa Marzotto (in foto una vista del retro delle scuderie).
Una contaminazione che da un paio d’anni «fa capolino sui media», fa sapere il portavoce del Covepa Massimo Follesa «senza che le autorità facciano sapere bene» come stiano le cose al riguardo.
- Dunque Follesa, quando si parla di Trissino si pensa spesso all’affaire Miteni, voi però in questi giorni avete sollevato un’altra questione, in parte già nota, che è quella della contaminazione riferibile al sito ex Rimar presso le scuderie di villa Marzotto. Come mai?
«Perché la situazione ci preoccupa e non poco».
- Perché?
«Perché gli ultimi dati che abbiamo scovato sul portale di Arpav parlano di una situazione inquietante. Nell’acqua dei pozzi attorno alla collina della Trissino vecchia siamo a 25mila nano grammi per litro di Pfas o meglio di Pfoa. Sono i temutissimi derivati del fluoro che tanto clamore hanno destato per l’affaire Miteni».
- In questo caso però la Miteni non c’entra. Di che cosa si tratta?
«Sì esatto. In questo caso noi chiediamo alla giunta comunale di Trissino di dare spiegazioni sullo stato dei pozzi e del sottosuolo al di sotto delle ex scuderie di villa Marzotto. Luogo in cui nel 2018 l’Arpav rilevò i Pfoa. Di quei rilevamenti però diedero notizia solo i media unitamente al nostro comitato. Dagli enti pubblici mi sarei aspettato una condotta ben diversa».
- Sarebbe a dire?
«Buon senso vorrebbe che dopo le prime scoperte gli enti diano notizia alla popolazione di quanto rinvenuto. Per questo mi domando perché ai rilievi eseguiti da Arpav non è seguita una bella conferenza stampa o un bel comunicato stampa del vertice Arpav di Vicenza o della sua direzione generale veneta? Perché non c’è stata comunicazione nemmeno da parte del sindaco leghista Davide Faccio, nonché da parte della giunta regionale? Perché ogni volta questa azione di trasparenza deve essere demandata alla stampa o ai comitati?».
- Quali sarebbero allora le ragioni di questo silenzio?
«È chiaro che i rinvenimenti sotto le scuderie mettano in imbarazzo il proprietario dell’area ossia la Koris: che poi è una delle società che amministra i beni immobili della famiglia Marzotto. Motivo per cui a uno viene in mente che con questa casata industriale qualcuno abbia ben pensato di usare i guanti di velluto».
- In che modo?
«Io non lo so. Però se qualche pezzo grosso della politica o delle amministrazioni della valle dell’Agno avesse telefonato ai vertici di Arpav per bloccare una operazione di trasparenza già in corso sarebbe vomitevole».
- Ma adesso che cosa chiedete? Per vero l’assessore all’ambiente di Trissino, ossia Gianpaolo Ramina, parla di situazione sotto controllo e di pozzi interdetti all’uso: o no?
«Per Ramina, che conosco da anni, vale sempre lo stesso ragionamento. Ma perché parla solo dopo che il caso lo scoperchiano i comitati? E poi Ramina si è ben guardato dal dire se e come è stata avviata una procedura di caratterizzazione ossia di rilevamento esatto degli inquinanti. Vogliamo sapere quanti e quali sono. E poi se uno beve l’acqua, diciamo buona dell’acquedotto e poi si strafoga di zucchine innaffiate per anni e anni con l’acqua del pozzo come sta oggi in salute. La popolazione trissinese va sottoposta a uno screening ambientale massivo».
- Con quale obiettivo?
«Chiaramente quello di capire l’incidenza del fattore ambientale sui residenti. L’obiettivo della caratterizzazione invece è quello quello di bonificare tutto. Ricordiamo che negli anni ’60 la Marzotto avviò una produzione di Pfas proprio nel sito delle vecchie scuderie. E vorrei ricordare che la bonifica, coi suoi costi, spetta al proprietario. Il cielo non voglia che le lungaggini delle autorità la persona giuridica cui spetta la bonifica vada in concordato e fallisca come è accaduto con la Miteni. Sarebbe intollerabile. Sarebbe l’ennesima porcheria a danno dell’ambiente».
- Anche a danno della popolazione?
«Si, astrattamente sì. Però siamo onesti, io non mi faccio illusioni: ai trissinesi miei concittadini dei Pfas non frega un bel cavolo. Ce lo racconta la loro assenza dalle proteste sull’affaire Miteni. E ce lo racconta il loro silenzio su questa vicenda. Se per assurdo l’amministrazione ammettesse di avere messo la sordina per non danneggiare la reputazione del Paese e del suo ceto imprenditoriale la maggior parte dei miei concittadini darebbe ragione alla giunta, mettiamocelo in testa».,
- Come mai?
«In valle dell’Agno c’è una mentalità retrograda che spesso sfocia nell’omertà. È un dato non politico ma antropologico. Questo non significa che chi abbia a cuore l’ambiente o la salute non debba condurre le sue battaglie».
QUI la nota del COVEPA sul blog dell’associazione
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