Nel Vicentino CIG oltre i 24 milioni di ore: un disastro per l’economia!

Nel Vicentino CIG oltre i 24 milioni di ore: un disastro per l’economia!

Vicenza, 22 maggio 2020 – Nel solo mese di aprile 2020 sono state concesse oltre 24 milioni di ore di Cassa integrazione per la sola provincia di Vicenza. Pensate che nel 2010 in un anno (ed era piena recessione) le ore di cassa sono state in tutto 26 milioni. Cifre davvero preoccupanti! E stiamo parlando di industria e commercio (compreso il turismo). A parte l’esercito delle PMI e del settore dell’artigianato e sempre a parte pure i lavoratori in somministrazione. Di seguito i dati rilevati dalla CGIL vicentina.

INDUSTRIA E COMMERCIO

Tornano a 8 cifre i numeri della cassa integrazione a Vicenza.

I numeri del solo mese di aprile sfiorano l’intero anno 2010, nel pieno della recessione.

Questi sono i dati: Cassa integrazione ordinaria autorizzata ore 22.478.296 (345.289 a marzo ’20); cassa straordinaria autorizzata ore 58.240 (56.300 a marzo 2020); cassa in deroga autorizzata ore 1.794.795 (0 a marzo 20).

La somma del solo mese di aprile fa 24.331.331 ore. L‘intero 2010 fece 26.064.000 ore e poi a scendere. A fine aprile, da inizio d’anno, siamo a 25.489.434 ore.

“Al primo posto -come sempre- il settore metalmeccanico (12.981.100 ore) seguito dal tessile abbigliamento pelli (3.918.588). Ma anche il commercio”,  arriva a dire Marina Bergamin responsabile dipartimento mercato del lavoro.

ARTIGIANATO E PMI

Anche per quanto riguarda il comparto dell’artigianato i dati delle sospensioni dal lavoro sono impressionanti

Nel corso del precedente anno 2019 c’erano state in totale poco più di 400 domande e conseguenti accordi sindacali, di sospensione dal lavoro da parte delle aziende artigiane vicentine con l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale FSBA (Fondo Bilaterale di Solidarietà); una sorta di Cassa integrazione per l’artigianato. 

Tali fermate avevano coinvolto una platea teorica stimabile attorno ai 1500 lavoratori e lavoratrici, anche se poi non tutti sono stati effettivamente sospesi dal lavoro.

Dal 1° marzo al 18 maggio 2020 ci sono state oltre 6.000 domande di sospensione dal lavoro e relativi accordi sindacali, che hanno coinvolto oltre 20.000 lavoratrici e lavoratori. Praticamente in 2,5 mesi ci sono stati numeri moltiplicati per 15 volte rispetto a tutto il 2019.

“Malgrado lo sforzo straordinario delle parti sociali nel gestire le richieste di sospensione delle aziende e presentare le richieste di sussidio all’Ebav (Ente Bilaterale Artigianato Veneto) che sta, a sua volta, compiendo un lavoro notevole per anticipare, per conto del Fondo Bilaterale, – afferma Maurizio Ferron del Dipartimento artigianato – le indennità delle lavoratrici e lavoratrici e  dei lavoratori è evidente che si crea un problema immediato di copertura del reddito dei lavoratori e lavoratrici sospesi”.

Anche per questa ragione le Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL del Veneto hanno stipulato un accordo con EBAV per l’erogazione di tre ulteriori specifici sussidi per i dipendenti delle aziende artigiane a sostegno del reddito delle famiglie che vanno: “1) alle famiglie con entrambi i coniugi che hanno usufruito di un periodo di ammortizzatori sociali, 2) alle lavoratrici e lavoratori che hanno usufruito di almeno 10 gg di congedo parentale straordinario 3) alle famiglie con figli che frequentano scuole di ogni ordine e grado” dice Maurizio Ferron del Dipartimento artigianato.

SOMMINISTRATI

“3.000 sono stati i lavoratori in somministrazione che hanno chiesto il TIS (trattamento di integrazione salariale delle agenzie di somministrazione) per la crisi scaturita dalla epidemia da Covid-19”, afferma Riccardo Martin segretario generale di NIDIL Cgil a Vicenza e provincia.

CONCLUSIONI

“E’ evidente – affermano Bergamin, Ferron e Martin – che al grave problema di salute, davanti al quale non c’è nulla, si sta affiancando un importante problema di lavoro e di reddito. Serve un grandissimo impegno per sostenere questi lavoratori”. 

“Serve – proseguono i tre sindacalisti –  che le risorse stanziate arrivino prima possibile. Che dove si può si faccia una rotazione tra le persone. E bisogna fare attenzione alle dimissioni e ai licenziamenti: chi esce ora dal mercato del lavoro, difficilmente rientrerà a breve”.

“Soprattutto è urgente -sempre ferma restando la salute e la sicurezza- che la nostra economia riparta, che il Covid ci abbia insegnato qualcosa e che un più robusto e sicuro modello di sviluppo sia progettato”.

Nella foto le piazze di Vicenza deserte durante il lockdown causato dall’epidemia di Covid-19 (ph Francesco Brasco)

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