La notte dagli Egizi al Novecento in mostra in Basilica Palladiana

Marco Goldin spiega ai giornalisti la nuova mostra in Basilica palladiana.

Marco Goldin spiega ai giornalisti la nuova mostra in Basilica palladiana.

La notte eterna vissuta nel ventre delle piramidi, quella che in Caravaggio diventa essenza stessa del quadro e simbolizza la vita interiore, i cieli stellati, assoluti, laceranti e primordiali di Van Gogh, fino alle profondità cromatiche di Rothko e all’intimismo di Lopez Garcia e Wyeth: è un viaggio tra emozioni e secoli d’arte la grande mostra allestita dal 24 dicembre al 2 giugno negli spazi della Basilica Palladiana, a Vicenza.

Esposti 115 capolavori provenienti dalle maggiori collezioni internazionali, che dal III millennio a.C a oggi raccontano lo stupore dell’uomo di fronte alla notte e all’ignoto. Presentata oggi alla stampa dal curatore Marco Goldin, patron di Linea d’ombra (che ha prodotto l’evento espositivo), ‘Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. la sera e i notturni dagli Egizi al Novecento’ (già 112.000 le prenotazioni arrivate ai call-center) non tradisce le aspettative, tra il susseguirsi di opere capitali, eccezionalmente prestate da musei e collezionisti privati, e i corto-circuiti puntualmente ricreati tra antico, moderno, contemporaneo, per provocare una riflessione, un’esperienza non solo estetica.

“Più che una mostra su visioni romantiche di paesaggi lunari, che non mancano, questa rassegna”, ha detto infatti Goldin, “vuole soprattutto essere uno sprofondamento nell’interiorità, un vera e propria ricostruzione del pensiero che si è alimentato nei secoli delle suggestioni, dei misteri notturni”. Non a caso l’allestimento è accompagnato da un cielo trapuntato di stelle, evocativo e rassicurante al tempo stesso, “per fare subito”, dice il curatore, “l’esperienza del corpo abbracciato dalla notte”. Si comincia con l’antico Egitto, i meravigliosi reperti provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston, fra cui figurano il corredo della Regina Hetherphes, il falcone di Horus, il celeberrimo volto di Tutankhamen re bambino. Ma in realtà è una delle preziosissimi Ritratti del Fayum ad aprire la mostra, a indicare che è l’uomo comune, e non il dio-sovrano, il protagonista di questo viaggio nell’oscurità, del trapasso dalla vita all’eternitá. Che è esperienza quotidiana, del sonno e del sogno, come testimonia il bellissimo bassorilievo realizzato nel 1964 da Antonio Lopez Garcia e che raffigura la moglie dormiente.

Il grande pittore spagnolo, cui Goldin dedica anche la prima personale italiana (dal 24 dicembre all’8 marzo sempre a Vicenza, a Palazzo Chiericati), è protagonista dei successivi corto-circuiti tra arte antica e contemporanea. Affiancato al ‘Doppio Ritratto’ di Giorgione, dove la notte, vellutata, “punto di confine tra noto e ignoto”, entra nel quadro da una finestra, ecco un altro dipinto di Lopez Garcia. Stessa finestra, ma il valore ideale della notte giorgionesca si rompe nel frammentarsi delle luci sulla tangenziale, pur mantenendo un senso di insondabile solitudine. Ancora l’artista spagnolo, famoso per i suoi interni scabri, offre un suo capolavoro al confronto con ‘Marta e Maria Maddalena’ di Caravaggio, gli stessi baluginii nella luce riflessa sulla brocca e nella lampada che si intravvede di là dal vetro.

Quando la notte diventa contenitore di storie, in particolare di quelle sacre, la ‘Deposizione’ di Iacopo Bassano guarda alla ‘Crocefissione’ di Francis Bacon, in cui il buio entra nella croce e la tela resta grezza. Come nelle due raffiguranti l”Anacoreta’ di Music, allestite vicino ai San Francesco del Merisi, di El Greco, di Zurbaran. Si prosegue quindi con la pittura romantica, i magnifici notturni invasi di luce lunare di Friedrich, Churc, Cole, Corot, per arrivare ai paesaggi impressionisti e ai tramonti veneziani di Monet o le sere nei porti di Pissarro.

Il campo innevato di Van Gogh guarda al dipinto di Kiefer, ma soprattutto al momento in cui il genio olandese, raffigurando un crepuscolo luminoso, inventa il colore ‘nuovo’. Si susseguono i pleniluni abbaglianti di Wyeth, strazianti come la sera nel bar di Edward Hopper per raccontare, insieme alle distese marine di Guccione, le sere del ‘900. Che diventano astratte con De Stael e Rothko, in quella che è una delle sezioni più belle della mostra.

A conclusione, una sala che riassume tutti i temi affrontati nella rassegna: dal ‘Narciso’ di Caravaggio alla ‘Notte di Natale’ di Gauguin, di cui è esposto anche ‘Donna di Tahiti’. Il tramonto di un arancio acceso ha la stessa cromia di un capolavoro di Rothko, che da solo vale il viaggio. In chiusura, l’opera-icona della mostra di Goldin, il ‘Sentiero di notte in Provenza’ di Van Gogh, dove il colore infonde un’emozione primordiale. Trasformando la notte in un ”assoluto del tempo”.

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