Il Covid-19 e le ombre sulla Spv, Superstrada Pedemontana Veneta

Il Covid-19 e le ombre sulla Spv, Superstrada Pedemontana Veneta

Vicenza, 18 aprile 2020 – Ospitiamo un altro lucido intervento di Francesco Celotto. Prima però due parole sull’autore per coloro che non lo conoscessero.

Francesco Celotto, di Bassano del Grappa è un consulente finanziario indipendente che da un anno vive a Barcellona con la sua famiglia. Sposato e padre, Celotto durante il periodo del collasso di BpVi e Veneto Banca era assai noto al grande pubblico quale vicepresidente dell’Associazione Soci banche popolari venete.

In precedenza è stato attivista del M5S, responsabile del gruppo grandi opere e sempre coi Cinque stelle nel 2013 ha sfiorato per un soffio l’elezione al Senato.

Laureato in legge a Bologna sempre nel capoluogo felsineo ha conseguito un master in business administration. Per molti anni è stato dirigente di alcune grandi imprese di interesse europeo fino a quando si è messo in proprio dedicandosi alla consulenza finanziaria e industriale.

È figlio di Antonio Celotto, ora scomparso, già preside di diverse scuole superiori nella città del ponte. Il padre era noto anche per i tantissimi libri dati alla stampa dedicati ai temi della cultura antropologica, gastronomica e naturale della Valbrenta.

Celotto senior tra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’80 è stato un dirigente regionale del PRI: sono agli annali i suo scontri con la DC specie con l’allora leader della corrente dorotea Carlo Bernini. Poco prima di morire Antonio Celotto è stato insignito del prestigioso premio San Bassiano.

L’INTERVENTO DI FRANCESCO CELOTTO SU SPV E CORONAVIRUS

“Dopo essermi battuto per anni insieme a tanti comitati per fermare la inutile «grande opera» della Superstrada pedemontana veneta, meglio nota come Spv, mi chiedo che fine farà questa infrastruttura con la pandemia in corso. La finiranno, come sembra volere chi più di tutti la difese a spada tratta ovvero Zaia e la sua giunta, o resterà un biscione di cemento incompiuto nel pieno della nostra campagna?

Con la situazione economica prevista con la perdita di almeno (e  temo andrà pure peggio) il 9% del PIL solo nel 2020 da dove salteranno fuori i soldi per terminarla? E se proprio fosse tutta ultimata chi ne avrà per pagarne gli esosi pedaggi? Forse i quattrini per completarla arriveranno dal concessionario SIS che già navigava in “cattive acque” prima dello scoppio della epidemia Covid-19? Chi pagherà il conto degli oltre 12 miliardi previsti a carico della Regione Veneto dalla convenzione capestro firmata dalla giunta capitanata dal governatore leghista Luca Zaia? Quanto traffico girerà sull’arteria nei prossimi anni? Quante perdite genererà?

La cosa rischia di finire davvero come una sorta di Salerno-Reggio Calabria nel cuore della nostra pianura veneta, sottraendo per giunta molta terra fertile.

Qualche anno fa quando andavamo a parlarne in giro, presentavamo i nostri dubbi, ci tacciavano di essere dei rompiscatole, di essere i soliti contrari a tutto, i soliti che si opponevano «al progresso». Ci avevamo visto giusto. Quel «progresso» che tanti ci propinavano, con in testa industriali avidi di denaro e privi di scrupoli (disposti a tutto per il dio denaro), si sta rivelando per ciò che è.
Costoro sono figli di una cultura distorta, figli di un capitalismo selvaggio, che spero davvero il coronavirus manderà una volta per tutte in pensione. Io sogno dentro di me che il Veneto che verrà mandi in soffitta la cultura «dei schei» a tutti i costi e prenda a cuore davvero il rilancio del territorio, non solo a parole.

Davvero non so che fine farà la Spv, ma credo che tutti dovremmo riflettere molto seriamente su quello che vogliamo per il nostro futuro e che tipo di modello economico costruire per noi e i nostri figli. Desideriamo un modello tipo ruota dell’hamster, tutti di corsa per spendere e spandere come gli hamster appunto o un modello più umano, che promuova le nostre eccellenze e il nostro territorio, eliminando una volta per tutte le grandi opere inutili, i maxi centri commerciali e la cementificazione assurda?

Per il rilancio si deve ripartire dalle nostre «produzioni green»: ricordo che siamo la regione d’Italia con più produzioni doc e dop.
Poi si deve ripartire dal recupero dei nostri straordinari centri urbani, dal sostegno concreto agli artigiani e alle imprese con manifatture di altissima qualità.
Il nostro paese può e deve ripartire da qui. Basta a stupide, inutili e elefantiache Spv, a Nordest come nel resto del Paese, utili solo a ingrassare le tasche dei soliti noti.
Sogno che Zaia lo capisca una volta per tutte e con lui la Confindustria veneta, spesso ottusa, gretta, incapace di veder oltre il proprio naso, figlia di un modo di pensare e di agire ormai obsoleto e sorpassato.

Il progresso post coronavirus sia davvero progresso nel senso autentico della parola ossia quello di un miglioramento morale prima che materiale. Partiamo da quello che da sempre ci ha fatto grandi e differenziato: il territorio, l’arte, la eccellente manifattura e i prodotti agricoli di altissimo livello.
Noi il petrolio lo abbiamo da sempre sotto i nostri piedi. Peccato che non ce ne siamo accorti“.

Francesco Celotto

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