Il coronavirus e la pressione umana sugli ecosistemi: la rottura è vicina. Lo sostiene il biologo Gianni Tamino in una intervista pubblicata su Estremeconseguenze.it

Il coronavirus e la pressione umana sugli ecosistemi: la rottura è vicina. Lo sostiene il biologo Gianni Tamino in una intervista pubblicata su Estremeconseguenze.it

Vicenza, 21 aprile 2020 – «A forza di comprimere gli habitat naturali di altre specie, inevitabilmente aumentano le probabilità che il virus, da pericoloso per l’animale, faccia il cosiddetto salto di specie e poi finisca per infettare noi. E ancora, consideriamo che spesso e volentieri in quegli habitat rubati noi piazziamo allevamenti intensivi, zootecnia di massa: il che aumenta ulteriormente le possibilità del salto di specie».

È questo uno dei passaggi di una lunga intervista che Gianni Tamino, uno dei luminari della biologia europea, già ordinario all’Università di Padova, pubblicata oggi 21 aprile dal quotidiano Estremeconseguenze.it.

Tamino, nell’intervista firmata da Marco Milioni parla dei danni subiti negli anni dal sistema sanitario pubblico a causa della privatizzazione strisciante, parla dell’approccio diverso in tema di tamponi e isolamento seguito rispettivamente da Lombardia e Veneto, ma soprattutto rimarca che non è detto che «il futuro ci riservi per forza una chance per ripartire… c’è il problema del cambiamento climatico – aggiunge il professore – quello dell’inquinamento, che solo per la qualità cattiva dell’aria causa decine di migliaia di morti all’anno, solo in Italia.

Per non parlare dei batteri che a causa di un uso smodato degli antibiotici, anche nel comparto zootecnico, sono divenuti antibiotico-resistenti. Non ci sono solo virus letali, possono esserci anche batteri letali. Se con il nostro stile di vita sfondiamo il limite di quello che la natura ci offre rigenerandosi, rischiamo l’osso del collo».

Il biologo in ultimo porta fino in fondo il suo ragionamento spiegando che sarebbe «da incoscienti» sostenere che passata l’emergenza «si possa ricominciare il solito tran-tran come prima, senza mettere in discussione il sistema ossia il suo paradigma, che è quello della crescita infinita». Cosa che secondo lo scienziato padovano sarebbe avventato visto che si tratta di una condotta che l’umanità, conclude il biologo non si può più «permettere».

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