Educazione all’abc dell’igiene nelle case: è questa la rictta minima che i volontari del Cuamm portano nei centri della Sierra Leone dove vi sono dei focolai di ebola, una malattia virale spesso mortale. Prima lezione: utilizzare il sapone! “La ricerca dei malati viene fatta casa per casa, capanna per capanna. Si porta sapone, vengono date informazioni corrette sulla malattia, vengono controllati tutti gli abitanti. I malati sospetti, con i sintomi della malattia (febbre alta, vomito, diarrea, sanguinamento, congiuntivite) vengono portati con l’ambulanza nei centri di isolamento”. C’è tutta la drammaticità dell’emergenza Ebola in Sierra Leone nel racconto del lavoro quotidiano fatto nel paese dal team di ‘Medici con l’Africa Cuamm’ di Padova, che li’ gestisce due centri di isolamento, uno nell’ospedale di Pujehun, l’altro a Zimmi, 150 miglia da Pujehun, coordinando l’azione di un centinaio di operatori locali.
“I malati diciamo così ‘ordinari’, broncopolmoniti, malaria, donne con gravidanze a rischio che si sono nascosti per la paura del contagio”, racconta Clara Frasson, assistente sanitaria capo progetto del Cuamm in Sierra Leone, “vengono indirizzati verso le strutture di cura. Una nostra macchina ha portato nelle zone rurali 12 supervisori che coordinano 250 contact tracers (addetti al tracciamento dei casi). Un’altra macchina sta caricando farmaci e sta andando a Zimmi, focolaio dell’epidemia in questo distretto”.
Il team Cuamm si sta preparando in questi giorni per fronteggiare l’arrivo dei casi ordinari in ospedale: “È stato deciso”, prosegue Frasson, “che tutti i malati che si sono nascosti in questi tre mesi avranno cure gratuite. Siamo tutti pronti. Ci aspettiamo che arrivi un grande afflusso di casi soprattutto tra domani e domenica. Di cosa c’è bisogno? Serve tanto lavoro. E ha iniziato a scarseggiare anche il cibo, oltre che i farmaci e i materiali di protezione che si consumano in quantità”.