Emergenza Coronavirus, una scusa per nazionalizzare e Stefani (Lega) lo denuncia

Emergenza Coronavirus, una scusa per nazionalizzare e Stefani (Lega) lo denuncia

Padova, 15 aprile 2020 – E’ inutile, PD e M5S insistono con frecciatine e dichiarazioni politiche esplicite: meglio tornare alla nazionalizzazione e centralizzazione di determinati servizi come la sanità: altro che federalismo e autonomia regionale! Invece di pensare a regolare e imporre norme e standard uguali per tutte le regioni, fa più gola il portafogli delle singole regioni in sanità. E’ sempre la solita storia. I Veneti, i Friulani e i Trentini e i Venetici tutti (a cui LineaNews vorrebbe fare un servizio, nel suo piccolo) avranno anche questa volta la forza di reagire? Dal nostro osservatorio temiamo di no che vi sia solo una opposizione di facciata al centralismo romano: abbiamo visto troppa “supineria” in questi ultimi anni! (FB)

Di seguito un grido d’allarme dalla Lega che a suo tempo avrebbe avuto il gioco in mano: ma qualcosa andò storto …

“Il governo ha gettato la maschera. Per il ministro Boccia, il Parlamento può legittimamente invertire il processo di autonomia e trasferire la Sanità allo Stato. Siamo alla follia. Per il Veneto due schiaffoni in un colpo solo.

Alla faccia dei tre milioni di cittadini, che nel 2017 sono accorsi a firmare per il Sì al referendum, e di una intera Regione. Ricordo che il modello Veneto, oggi studiato anche all’estero e nelle facoltà universitarie di Medicina straniere, è quello che ha riportato i risultati migliori nella gestione dell’emergenza Covid-19.

E’ stata la prima Regione a proporre tamponi in larga scala, contro il parere dell’epoca dell’Iss. Parere che poi, guarda caso, è cambiato radicalmente. Difficile ipotizzare lo stesso epilogo se la Sanità fosse stata centralizzata”.  

Così il deputato della Lega Alberto Stefani di Camposampiero (Padova), componente della commissione Affari costituzionali della Camera, a proposito della risposta del ministro Boccia al suo quesito su Sanità e Autonomia durante l’audizione in I commissione alla Camera.

(fonte: gruppo della Lega alla Camera dei Deputati)

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