“Dal Consiglio Regionale prende oggi l’avvio una manovra politica che vede il Veneto capofila nazionale ed internazionale di una azione di pressione su Bruxelles, affinchè gli organismi europei valutino con maggiore attenzione gli effetti disastrosi sull’economia e sull’occupazione dell’attuale guerra delle sanzioni che vede contrapporsi Russia ed Europa”: in queste parole di Clodovaldo Ruffato, presidente del Consiglio regionale del Veneto, si sintetizzano i lavori della commissione speciale per le relazioni internazionali, tenuta stamane e presieduta da Nereo Laroni. Alla seduta hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali dell’industria, dell’artigianato, del commercio e del mondo agricolo, i responsabili dei mercati ortofrutticoli di Padova e di Verona, i presidenti dei consorzi Grana Padano e Prosciutto San Daniele e dell’associazione dei produttori di latte. “La presenza numerosa, qualificata e motivata dei rappresentanti del mondo produttivo è stata il primo successo di questa nostra seduta straordinaria”, ha sottolineato Nereo Laroni, presidente della Commissione, “a dimostrazione del fatto che la distanza tra politica e società civile e imprenditoriale può essere colmata facilmente quando ci si muove per obiettivi reali, su problematiche sentite e con effettiva rapidità”.
Le “problematiche reali” che sono state discusse in sede di Commissione partono da un dato: gli interscambi Veneto-Russia vedono Mosca posizionata al settimo posto della classifica export della nostra regione. Una posizione valorizzabile in oltre due miliardi di euro di fatturato, un dato in questo momento congelato. A fronte di questi fatti sia Giorgio Piazza (Coldiretti) che Italo Candoni (Confindustria) hanno sottolineato la preoccupazione di un perdurare dell’attuale situazione di embargo, che penalizza sia l’agricoltura che la produzione industriale, in particolare quella legata al mobile di base, alle aziende di trasformazione e dei latticini, alla moda e alle nuove tecnologie. Maria Luisa Coppola. Assessore all’Economia e Sviluppo, Ricerca e Innovazione del Veneto, ha aggiunto a queste preoccupazioni una visione ulteriore di scenario futuro, perché “nell’attuale situazione di mancate esportazioni potrebbero inserirsi nuove nazioni e nuovi fornitori, ad occupare quegli spazi di mercato che tradizionalmente erano occupati dai prodotti veneti e italiani di qualità”. “L’Europa – ha aggiunto dovrebbe porre maggior attenzione nelle proprie politiche verso i Paesi del Sud del continente, che detengono le maggiori eccellenze agroalimentari” Su quest’ultimo fronte si è espresso anche Stefano Berni, direttore generale del consorzio Grana Padano (soggetto che coinvolge i produttori di cinque regioni), che ha sottolineato la paura nei confronti del futuro del mercato, che al contempo la preoccupazione per circa 53mila forme di formaggio attualmente immobilizzate nei magazzini del Consorzio.
Proprio in questa ottica si pone quindi la risoluzione proposta durante i lavori della commissione, indirizzata a portare al governo nazionale, alla Commissione e al Parlamento europeo l’urgenza di avviare azioni volte a “rimuovere e superare le cause e lo stato di sanzioni ed embargo”. Tutto il mondo produttivo si è dichiarato favorevole all’iniziativa regionale, perché – come ha sottolineato Candoni, “abbiamo bisogno di portare la nostra voce a Roma e Bruxelles, coinvolgendo tutti gli altri soggetti politici, sociali ed economici che in questo momento stanno soffrendo per la situazione che si è creata”. Dopo il “via libera” in Commissione – con gli interventi di Gustavo Franchetto, Bruno Pigozzo e Stefano Falconi – e l’appoggio di tutte le categorie economiche, nei prossimi giorni il Consiglio regionale proseguirà sulla strada avviata: “Per prima cosa recepiremo le modifiche richieste alla nostra bozza di soluzione, in modo tale da arrivare ad un documento condiviso con tutti i gruppi. Poi presenteremo questa risoluzione ad un incontro con tutti i parlamentari ed europarlamentari veneti ed alla giunta. Nelle prossime settimane faremo invece i due passi internazionali che ci sembrano più opportuni: porteremo la risoluzione alla conferenza delle assemblee regionali legislative europee, la Calre, e poi a Bruxelles, al Commissario per l’agricoltura”
Le preoccupazioni dei produttori veneti (e non) per gli effetti dell’embargo imposto da Putin alle esportazioni europee sono al centro dell’attenzione di tutte le forze politiche presenti in Consiglio: è quanto emerso con evidenza durante il confronto svoltosi a palazzo Ferro-Fini nella commissione “Relazioni internazionali” cui hanno partecipato i gruppi consiliari e tutto il mondo produttivo regionale, contribuendo ad arricchire l’iniziativa del presidente del Consiglio regionale del Veneto di possibili ulteriori declinazioni. “Quando ci si muove in un mercato internazionale va sempre tenuta aperta la porta del dialogo e del negoziato”, ha sostenuto Gustavo Franchetto di Futuro Popolare che ha auspicato che il Consiglio veneto riesca a creare una ‘cordata’ istituzionale tra Regioni e Stati membri per interloquire con la Commissione europea. “Una classe politica responsabile – ha sottolineato invitando ad alzare la voce a Bruxelles – non può assumere decisioni senza tener conto del prezzo che altri pagano. O consulta i soggetti interessati da tali decisioni, oppure accetta di farsi carico delle conseguenze”.
Bruno Pigozzo (Pd) ha sollecitato un confronto diretto anche con il governo italiano, auspicando la presenza di un ministro o di un sottosegretario all’incontro con parlamentari ed europarlamentari in programma lunedì 1 settembre: “Se il Veneto si sta muovendo con grande celerità per tutelare i produttori lo fa anche nell’interesse nazionale”, ha sottolineato. Anche Pigozzo, come Franchetto, ha invitato la Giunta a verificare se con la manovra d’autunno di assestamento del bilancio sia possibile reperire fondi straordinari per indennizzare i produttori ed evitare licenziamenti e fallimenti aziendali.
“Muoviamoci in modo autonomo con Mosca”, ha suggerito Stefano Falconi (Lega), proponendo che il Veneto interloquisca direttamente con il governo russo, tramite l’ambasciata italiana a Mosca. “Le conseguenze dell’embargo sono penalizzanti per entrambi, sia per i consumatori russi che per i nostri produttori. Sarebbe utile un incontro diretto tra Regione Veneto (magari coinvolgendo anche le regioni limitrofe) e autorità russe”. (fonte: Avn)