Trento, 7 agosto 2022 – Il nuovo bypass per l’attraversamento ferroviario di Trento è pieno di criticità, sia sul piano ambientale, in primis in relazione al caso delle necessarie bonifiche, sia sul piano dei costi che sarebbero sottostimati: pertanto sarebbe necessario riaprire il dossier proprio perché i lavori sono imminenti e che peraltro rischierebbero di andare lunghi. È questo il succo di una formale doglianza indirizzata da associazioni e comitati trentini i quali il 7 agosto 2022 hanno così investito del problema il «Comitato speciale del consiglio superiore dei lavori pubblici», un organismo di scopo presente in seno al Ministero delle infrastrutture che il compito di vagliare e fornire una autorizzazione di massima, ad una serie di grandi opere, principalmente riconducibili a quella finanziate dal cosiddetto Pnrr, ossia il Piano di rinascita e resilienza, voluto dallo Stato italiano e dalla Ue (finanziato per un terzo a fondo perduto) con la finalità di traghettare i Paesi membri fuori dalle secche della crisi ascritta alla pandemia da Covid 19.
BONIFICHE E SFORAMENTO DEI TEMPI? I DUBBI NELL’ANTEFATTO
La lettera aperta inviata ieri dagli attivisti (prima firmataria Antonella Valer del «Comitato 11 domande») comincia snocciolando due ordini di dubbi. Il primo riguarda l’impatto ambientale, il secondo il cronoprogramma. «Il progetto Rfi – si legge – non indica alcuna soluzione per la bonifica delle aree inquinate di Trento nord sulle quali è prevista la posa dei binari; trascura l’impatto idrologico dell’opera e non soddisfa gli standard qualitativi per l’ambiente previsti dalla normativa europea e nazionale». Tuttavia anche sul piano dell’agenda degli interventi la missiva non fa sconti: «La prospettiva di chiudere i lavori entro il 2026, come impone il finanziamento europeo, pena la sua perdita, non è realistica».
CAHIER DE DOLEANCE
Tuttavia il cahier de doleance messo nero su bianco da comitati e associazioni non si esaurisce con i primi due punti. Sostenibilità economica dell’intervento e strategia nel contenimento dell’impatto ambientale sono parte integrante della critica indirizzata all’indirizzo del dicastero di piazzale Porta Pia capitanato dal ministro Enrico Giovannini: «Alla luce degli interventi richiesti dalla compatibilità ambientale la spesa per la realizzazione dell’opera, secondo l’attuale progetto, risulterà almeno del 25% superiore a quella prevista; le altre criticità si evidenziano dal punto di vista delle insufficienti mitigazioni per riuscire a preservare gli standard naturalistici, architettonici e paesaggistici attorno a villa Bortolazzi a Trento sud».
«SUPPLEMENTO DI VALUTAZIONE»
Poi la chiusa nella quale si invoca un maggiore ricorso agli strumenti partecipativi: «Quanto alle procedure seguite, è facilmente documentabile che la determinazione della Conferenza dei servizi… è carente in quanto non tiene conto delle deliberazioni del Consiglio comunale di Trento e delle prescrizioni a cui è stato vincolato il parere favorevole. Questi punti sono illustrati in dettaglio nella documentazione agli atti, per la quale le associazioni ed i comitati civici firmatari, che a suo tempo hanno lealmente partecipato al dibattito pubblico senza ricevere alcuna considerazione di merito da parte di Rfi – Rete ferroviaria italiana, chiedono al comitato speciale, ora che l’inizio dei lavori pare imminente, di volere procedere ad un supplemento di valutazione».